Tutti i compositori hanno sempre un riferimento nelle arti letterarie e pittoriche: l’austriaco Gerald Resch si candida a diventare uno dei più apprezzati compositori delle nuove generazioni e sembra aver scelto come riferimento puntuale personaggi come Italo Calvino (Gerald ha vissuto per un periodo a Roma) e Sigmar Polke (il pittore tedesco deceduto un paio di anni fa). In effetti l’abbinamento non è casuale: dotati entrambi di un livello di fantasia artistica superiore alla norma, i due potrebbero accomunarsi per vari motivi; sfogliando la vita artistica penso di aver trovato un trait-de-union tra “Il barone rampante” di Calvino e “Treehouse” di Polke; in entrambi i casi il soggetto è un bambino che vive sopra un albero, che costruisce fantasticamente la sua casa definitiva, vivendo una vita fuori dai canoni convenzionali, ma senza perdere il contatto con la realtà “sottostante”: un profondo stato di saggezza nell’affrontarla che spinge il lettore/osservatore a valutare l’importanza di atteggiamenti anticonformistici e assaporare un nuovo modo di intendere la vita. Nelle note interne Wolfgang Fuhrmann esibisce un lungo articolo di presentazione di “Collection Serti“, che rappresenta a tutt’oggi la prima vera raccolta organica di composizioni di Resch: ad un certo punto Fuhrmann spiega che Resch, pur avendo aderito alla “nuova” musica del novecento, in realtà usa elementi musicali semplici per ottenere risultati straordinari (proprio come Calvino e Polke). Resch è spesso tonale, usa strutture che formalmente sembrano modeste ed ordinarie, ma è la combinazione quello che a lui interessa, una combinazione che sia espressione dei suoi concetti e contemporaneamente anche specchio dei tempi; ecco quindi che in “Collection Serti” il Klangforum Wien si adopera “in chiave moderna” per sostenere una serie di linee musicali di tradizionale memoria berg-iana, dove è necessario un paziente ascolto per cogliere i dettagli di una composizione magnificamente spersonalizzata. “Figuren“, per clarinetto solo, si basa su una scrittura vigile, vitale, è quella composizione che si riconduce forse meglio a quell’abbinamento visivo tra fantasia narrativa e messaggio in codice di cui si parlava all’inizio; “Ein garten, Plade, die sich verzweigen“, per viola e sette strumenti, fa parte delle prime opere di Resch (2000) mantiene un’atmosfera di spaesante mistero, che ancora vive di quel carattere semi-fiabesco inserito in una struttura contemporanea; “Cantus firmus” è al momento il suo capolavoro musicale: brevi notazioni di un coro misto introducono una composizione orchestrale (Tonkunstler – Orchester Niederosterreich) che possiede una densità maggiore delle altre partiture, è magnificamente dosata nella tensione e nei suoi elementi costitutivi (sia nei territori della tonalità che in quelli non tonali); tre movimenti di indiscutibile bellezza che si sviluppano in un continuo contrappunto tra percussioni ed archi (con diversità di ritmo), con la consapevolezza che i termini usati per nominare i movimenti (passacaglia, sonata, aria) gettano un intrigante ponte che da Bach si trasferisce alle tematiche del novecento musicale intorno a Schoenberg.