Bernhard Gander (1969) è un uomo della mia generazione: la nostra fanciullezza e prima adolescenza era ben definita nelle abitudini; eravamo ragazzini cresciuti con la consapevolezza di un radioso futuro, necessariamente colto, che passava attraverso un paio di fondamentali elementi: la giusta esperienza del vivere in strada e una sana selezione degli hobbies intrapresi. Le serate venivano spesso riempite da una televisione “formativa” in cui ci si poteva perdere nelle vicende di Nick Carter e i suoi due eclettici aiutanti o nelle serie dei supereroi da affiancare ai cartoni animati delle più varie specie; musicalmente, poi, le nostre primordiali incursioni nella musica rock e in quelle di gruppi come i Led Zeppelin o i prodromici atteggiamenti di gruppi di heavy metals come Ac/dc donavano un senso di “potenza” a quella adolescenza. Gander, dopo essere passato attraverso questi riferimenti (Bugs Benny, L’uomo Ragno, Hulk, Frank Zappa, il jazz di Dave Brubeck, gli Iron Maiden e così via), è diventato un compositore affermato che voglioso di approfondire nell’ottica contemporanea i temi dei fumetti, delle serie televisive e soprattutto di una delle sue più forti passioni (l’horror e il monster movie) si è dedicato ad una riproposizione intelligente delle tematiche citate: è chiaro che il problema di donare una colonna sonora con certe caratteristiche non fosse una novità, ma la vera novità stava nel fatto che forse nessuno aveva saputo esacerbare con chiarezza e con competenza moderna le musiche che avevano accompagnato questi eroi del cartone animato o del fumetto o del cinema. La forma libera debitamente incastonata in una partitura delle orchestre è il principale aspetto che si nota nella musica di Gander, che utilizzando le tecniche della musica contemporanea, ne ha dato una versione “colta”. “Monsters and angels” è il secondo cd dedicato dalla Kairos all’autore austriaco e si muove su coordinate simili al validissimo “Bunny Games“; è quasi scontato dire che qui vi muovete all’interno di alcune delle principali favole del secolo appena passato, con la sola differenza che in “Monsters and angels” viene documentato anche il lato più oscuro delle passioni dell’artista con le due composizioni “Horrible dictu” e “Lovely monsters“: quello che colpisce di Gander è quella “potenza” descrittiva trasferita negli strumenti e nell’orchestra che è molto di più di quello che i compositori abbiano fatto nella musica classica: sono flashbacks irruenti che entrano nel circolo della partitura che rendono l’idea che il compositore austriaco li stia realmente rivedendo in un fumetto o alla tv. E se da una parte riemerge la trasversalità di competenze di molti compositori quarantenni che attingono a collateralità tra musica, arte visiva o cinematografia con tanto di citazioni, con Gander ci troviamo di fronte ad un vero e proprio espressionismo del caso, con tanti punti di riferimento musicali che coniugano le impostazioni rigorose mutuate dall’idea accademica e spunti rinvenibili nel resto della musica.