Le ultime avventure discografiche del duo Carrier-Lambert tra Canada e Polonia

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Si può ancora trovare e descrivere un carattere musicale sensitivo, aperto alle vibrazioni del mondo come lo furono Ayler o Coltrane? Senza nessun dubbio. Basterebbe verificare la fattibilità in questione tramite questi due episodi della saga Carrier-Lambert, colti in “Io” in una doppia registrazione live FMR in duo a Montreal tra il 2012 e il 2013 e “Unkowable”, una registrazione Not Two Records che li coglie a Cracovia in Polonia all’Alchemia Jazz Klub in in trio assieme al bassista Rafal Mazur.
Dalla letteratura jazzistica in Canada ricaviamo che il jazz ha avuto uno sviluppo importante che ha partorito grandi personalità (pensate a Oscar Peterson o a Paul Bley), che però si sono consumate ed imposte all’estero; la circoscrizione del consenso alla patria di origine ha avuto quasi un ruolo discriminatorio nel determinare le eccellenze dalle buone proposte (dicasi anche imitazioni), un passaggio di cui sono ben consci anche i critici locali nel porre le loro analisi aggiornate sul jazz; lo sconfinamento residenziale dell’artista sembra possa costituire il lasciapassare per una sua maggiore comprensione. Il Canada è inoltre un paese legato moltissimo al jazz americano: le ultime generazioni di jazzisti canadesi hanno assorbito in quantità industriali gli insegnamenti di Coltrane e Coleman, nonché di tutta una serie di jazzisti americani per loro orbitanti e, specie in tempi recenti, sono riusciti a formare persino dei circoli di cointeressenza; si può obiettare che comunque le realtà migliori e soprattutto quelle imparentate con l’improvvisazione meno commestibile hanno dovuto forzatamente ripetere quell’indispensabile azione di trasloco della musica, che dalle città principali del Canada ha formato asse frequente a New York  in questi anni. Carrier e Lambert si sono trovati in una situazione piuttosto trasversale della loro musica rispetto a quella geografica del proprio paese: il loro jazz oggi è troppo avanzato rispetto alla media delle proposte canadesi e troppo sbilanciato nella situazione elitaria della nuova musica improvvisativa, elementi che di fatto ne hanno incomprensibilmente bloccato il loro potenziale di espansione conoscitiva.
Da molti anni la musica di Carrier e Lambert sta gradatamente aumentando in maturità; si basa su una efficace impostazione del dialogo strumentale in cui non si può obiettare che l’autenticità e la bravura artistica dimostrata sono rarità di cui oggi abbiamo urgente bisogno; se il jazz è stato concepito per esprimere sentimenti, emozioni o anche idee transitorie che passano nella mente, allora Carrier e Lambert hanno incarnato a perfezione i principi utili per il loro esatto adempimento. Francois ha impostato uno spumeggiante stile free che non somiglia a nessuno, avendo un suo idioma: è sintomatico, apertissimo al dialogo con gli altri strumenti, sguazza in precisione e fantasia sulle scale ed è sorprendente nel fraseggio, nell’inserire nell’improvvisazione scintille espressive perfettamente a fuoco o isole di candida schizofrenia. Michel, poi, usa la batteria come un pennello per dipingere: quando non impegnato in progetti personali, l’amalgama con Carrier è perfetta, con un’attenzione profusa su ogni aspetto percussivo: c’è evocazione, un battito quasi metropolitano ed un’enorme condensazione di impulsi vitali.
Le piccole novità di questi due nuovi cds sono il chinese oboe suonato da Carrier, che infonde una vibrazione particolare, mista tra esotismo e teatrino della rappresentazione e poi, in Unknowable, l’ottima idea di collaborare ed integrare le proprie prospettive con un basso elettrico, quello di Rafal Mazur, un’idea invero poco sviluppata nella libera improvvisazione. Dal tenore musicale di Unknowable si arguisce che quella serata passata in Polonia era un’altra serata di grazia per i tre musicisti, ai quali oramai si potrebbe attribuire un momento individuale importante tanto quanto quello collettivo, in un panorama settoriale in cui tali prestazioni vanno ascritte al meglio che l’improvvisazione può offrire in questo preciso momento storico.
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.