José Maria Sànchez-Verdù (1968) è un compositore nativo di Algésiras, una città del sud della Spagna in prossimità dello stretto di Gibilterra, naturalmente ricolma dell’influenza araba: la sua virtù massima è l’orchestra e la monografica raccolta di composizioni dal titolo Orchestral works non fa altro che farci porgere l’udito verso un’originale! umore istrionico. C’è un’evocazione misteriosa, di quelle che preludono e portano ad una grande scoperta, come in quelle battute archeologiche che portano nuovi frutti; gli oltre 14 minuti di Elogio de l’Horizonte, musica per clarinetto ed orchestra, potrebbero essere il suo trademark espressivo e mentre il clarinetto si trova a recitare una splendida parte con tante caratterizzazioni estese, timido ma intelligentemente compresso nelle sue dinamiche, gli strumenti dell’orchestra (qui l’Orquesta Nacional de Espana) si comportano come se stessero tutti addosso attenti a sottolineare gli accadimenti con proprie sfumature; una miriade di arricchimenti udibili anche in Alqibla, dove ciascun strumento raddoppia la dose in crescendo e spunta fuori all’improvviso con una sua violenza, per poi ritornare nel clima misterioso, dove l’incedere storico attacca l’immagine neurale. In Ahmar-aswad, poi Sànchez-Verdù riesce a fare con l’orchestra quello che potrebbe fare un musicista new age o dei soundscapes, un disarmante e ricco carnet di suoni che tagli secoli di storia (conflitti fisici e psicologici). Come dice Rainer Pollman, l’ascoltatore viene trasportato quasi in una sala di lettura di un biblioteca, una forte impronta stilistica posta in essere per creare delle “strutture” percettive in grado di creare di quel trapasso temporale e fornirci emotivamente tutti gli elementi delle vicende, dalle manifestazioni più evidenti a quelle più segrete: molti, a ben ragione, hanno comparato la sua musica alle sculture di Pablo Palazuelo.
Home Contemporary Raccolte contemporanee ed interdisciplinari di musica spagnola: José Maria Sànchez Verdù