George Crumb: Makrokosmos I, II, III

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Nel suo libro Spectral Piano, Marilyn Nonken segnala i Makrokosmos di George Crumb come uno dei più riusciti tentativi di fornire un almanacco delle tecniche estensive del pianoforte: “….(glissandi; harmonics; and percussion on muted string, crossbars, and the soundboard) and preparations of glass tumblers, metal thimbles, chains, and pieces of paper, complemented by dramatic vocalizations…“. Crumb compose il primo dei quattro volumi nel 1972 affidando l’esecuzione a David Burge: dal connubio esplorativo scaturì la prima registrazione in vinile per Nonesuch R. due anni dopo (non sarà mai ristampato in cd) con una copertina che mostrava la celebre spirale dalle proporzioni auree riempita delle note del pentagramma. Nato con uno scopo spirituale che andava scoperto sotto le candide sigle dei segni zodiacali, Makrokosmos I coniugava la bravura del pianista con gli effetti emotivi delle risonanze ottenute tramite l’amplificazione del piano, in una partitura che lasciava pochissimo spazio all’interpretazione: in anni in cui i progressi dell’amplificazione cominciavano ad avere una parte importante nei processi compositivi, non si intuiva pienamente la bellezza intrinseca dei 29 minuti della composizione; la comprensione avvene con molta gradualità e solo dopo molto tempo si è capito che si sarebbe potuto finanche intervenire su alcuni aspetti.
Se si fa un’analisi sulle molte versioni succedutesi nel tempo fino ad oggi si capisce che la versione ab origine di Crumb con Burge lavorava ad un equilibrio acustico delle parti amplificate con quelle strettamente pianistiche, una circostanza che fu tenuta in considerazione da molti pianisti (Groslot, Henz-Diémand, Leng Tan), ma sarebbe bastato aprire un pò di più la microfonazione per individuare altri suoni ed imprimere una maggiore capacità di indagine al pezzo; quest’ultima strada è stata la fonte delle versioni di Jo Boatright (dove accorta ed unica è l’insonorizzazione) e, tra le tante, quella di Ya-ou Xie, pianista che ha avuto il merito di celebrare per intero i Makrokosmos di Crumb, riuscendo a formare un ensemble specificatamente dedicato alla materia (il Berlin Pianopercussion, formazione con tre pianiste e due percussionisti), raccogliendo per intero i suoi quattro volumi in una registrazione per Telos nel 2011 che documentava gli 80 anni di Crumb durante un festival di musica contemporanea a Berlino.
La registrazione della Kairos accoglie tre dei quattro capitoli dei Makrokosmos di Crumb, grazie all’interesse della pianista Yoshiko Shimizu, allieva di Burge e molto vicina al compositore americano: rifiutando l’approccio che aderisce a dinamiche amplificative più compensate, la Shimizu ripercorre i volumi di Crumb riempendo di carica cinematica e varietà sonora le elucubrazioni interiori del compositore in materia di cosmo, simbolismo dei numeri, religione ed occultismo che si intendono sotto i segni zodiacali, superando per il Makrokosmos II il maggior equilibrio acustico di versioni come quella della connazionale Mizuha Nakawaga.
Per il terzo Mikrokosmos, Music for a summer evening (composizione completata nel 1974) Crumb decise di arricchire l’impianto sonoro con due percussionisti ed aumentare a due anche i pianisti, mosso da una maggiore contemplazione poetica: il Quasimodo terrorizzato del silenzo dello spazio infinito e il Rilke della consolazione religiosa guidano un pezzo che, in raffronto ai primi due volumi, ha avuto meno adepti dell’interpretazione; al riguardo si ricordano oltre quella della Ya-ou Xie con il Berlin Pianopercussion, quella imbastita dalla Bridge Records per documentare tutte le edizioni di Crumb, formata dalle pianiste Alice Rybak e Susan Grace con i percussionisti David Colson e John Kinzie (edizione 4). In questa versione su Kairos, la Shimizu si unisce al percussionista Rupert Struber per quella che è la prima versione fatta per soli due strumentisti (la Shimizu e Struber inghiottono le parti dei colleghi, aiutati solo da Natsumi Shimizu alla partitura che richiede il recorder o il fischio): Mikrokosmos III è un pezzo dove scorre la storia, nei suoi aloni mitici ed enigmatici, ma la scorre con una serietà ed un fascino proverbiale; la versione di Shimizu-Struber è naturalmente più asciutta, ma apre anche a nuove soluzioni della composizione, meno scintillanti ma anche più misteriose.
Crumb rivendicava la bellezza dell’ascolto subliminale, acusticamente profondo, e lo faceva persino con indicazioni ariose nella partitura “….the fact I was born and grew up in an Appalachian river valley meant that my ear was attuned to a peculiar echoing acoustic; I feel that this acoustic was “structured into” my hearing, so to speak, and thus became the basic acoustic of my music….“.

 

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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.