Stefan Prins Augmented

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Una buona chiave di lettura della musica del compositore Stefan Prins è dedotta da un ragionamento sulla musica assoluta e la bellezza, considerazioni di spessore musicologico e filosofico che partono da Platone, incontrano Wagner e i romantici, si piazzano al cospetto di Lachenmann e i suoi discepoli. Il grande Dahlhaus ripropose i temi nel suo The idea of absolute music, esteticamente rivolto a comprendere in che cosa fosse disponibile la nozione di una musica assoluta, ma ultimamente su questo argomento è intervenuto Harry Lehmann, che ne ha sconvolto totalmente la visuale nel libro La Révolution digitale dans la musique. Le conclusioni di Lehmann vanno coordinate con i contenuti della musica, dal momento che si percepisce che sarà quasi impossibile creare “nuova musica” con i materiali esistenti, oramai ampiamente sfruttati: i compositori potranno comporre utilizzando librerie informatiche pienamente disponibili sui loro computers, e creare prodotti di transito interdisciplinari (che convogliano installazioni, danza, videoproiezioni, poesia, etc.) addomesticati dall’uso delle tecnologie. Va da sé, dunque, che questa evenienza produrrà la morte dell’estetica o della musica assoluta o della bellezza così come l’abbiamo ereditata dal passato, per dar posto ad una automatica, probabilmente condivisa da un pubblico più ampio, intelaiata nei mezzi che si rendono disponibili dal velocissimo progresso tecnologico.
La Kairos punta molto su Prins, perché nella mia totale esperienza di ascoltatore di tutti i loro cds, mai era capitato di assistere ad una pubblicazione così ampia: un cd con tre lunghe composizioni e un dvd con 4 composizioni (il ciclo di Piano Hero si divide ulteriormente in quattro capitoli); c’è tutto il meglio del compositore belga, che sta ricevendo un consenso esteso da molte parti del mondo accademico; il motivo è che Prins incrocia le direttive maestre di quanto si diceva prima, è un esperto di composizione e di elettronica che ha agganciato il suo sviluppo alla coreografia e alla relazione virtuale in una modalità eccentrica e criticabile. Le composizioni di Augmented contengono:
1) Generation Kill, il manifesto del compositore (anche politico), dove i musicisti si trasformano in generatori di musica attraverso i dispositivi manuali dei giocatori di playstation;
2) un paio di pezzi nati dall’attenzione verso la chitarra elettrica, ossia Not I (con Yaron Deutsch e Prins al live electronics) e Infiltrationen 3.0 (pezzo nato per un quartetto di chitarre elettriche ma qui eseguito dal Nadar Ensemble, dando spazio al quartetto d’archi);
3) un ciclo per pianoforte e keyboard, agganciato a proiezioni video sonore pre-registrate: i 4 pezzi di Piano Hero;
4) due progetti che si insinuano nel teatro musicale, ossia Mirror box estensions (una pluri-sceneggiatura in cui i musicisti appaiono e scompaiono sotto scale dimensionali diverse, e Third space (con elementi del Klangforum Wien e 8 ballerini su basi coreografiche di Daniel Linehan, che impostano un lungo spettacolo misterioso, che prevede un trasferimento parziale del pubblico sul palco).
Fermo restando che ognuno può impostare una sua riflessione, fondamentalmente un corretto approccio all’ascolto e alla visione delle opere di Prins sta nel sapersi posizionare sulla lunghezza d’onda delle sue idee: se si accetta la visuale sfrontata del belga, potranno apparire luci non secondarie su composizioni come Generation Kill o Mirror box estensions, dove si perfeziona uno stile, ossia quello che lo potrebbe affiancare ad un mega circuito elettrico; a fronte di una composizione che è stata pensata ed organizzata con efficienza e maestria, si deve valutare il boicottaggio di quell’estetica a cui si faceva riferimento all’inizio e combattere contro i sensi per via del sospetto di grossolanità dell’arte che ne deriva. Se è vero che, attraverso Prins, i musicisti compiono spesso azioni non convenzionali dell’atto del suonare, è anche vero che quando Deutsch imposta la sua parte in Not I, o il Klangforum elargisce ambienti stranianti in Third Space (lavorando su droni ricavati sulle tecniche estese), si avverte un certo ritorno nella protezione estetica occidentale, naturalmente la più moderna di tutte, quella post-Lachenmann. Il gradimento della musica di Prins allora, sta dove vogliamo che sia la nostra mente e dove vogliamo che le ambiguità possano finire.
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.