Joanna Newsom: have one on me

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Source Wikimedia Commons Author Tristan Loper - Creative Commons Attribution 4.0 International license.

 

Riprendendo un pensiero di N. Mazzocca nella sua recensione su Onda Rock di The Milk-eyed Mender……….”Joanna Newsom suona principalmente l’arpa, in alcune occasioni anche il piano, l’harpsichord e un wurlitzer e, soprattutto, canta in maniera eccezionale. Non tanto in quanto dotata di chissà quale accademica preparazione vocale, ma solo perché si ritrova di natura un timbro fortemente caratteristico e originale, che è capace di sfruttare a dovere e nella maniera più giusta: Joanna Newsom canta come una bimba piccola”…….e a proposito del rapporto tra la voce e i suoi testi……”La sua voce è quella di una bimba piccola, la sua capricciosa espressività è quella di una bimba piccola, la teatralità con la quale pone l’enfasi su certe particolari frasi e passaggi è quella dei bimbi piccoli, quella delle interrogative che vertiginosamente stridulano verso l’alto, delle esclamative che si abbattono verso il basso come il martello sull’incudine, dell’imbarazzo misto all’orgogliosa consapevolezza di stare parlando di “cose da grandi” quando si tratta di frasi d’amore, dell’eccitazione divertita di quando si propone un nuovo gioco che si è appena inventato”………, penso che si è descritta l’artista in maniera perfetta; mancano solo le radici musicali che sono vicinissime alla prima Joni Mitchell quella di “Ladies of the canyon” o di “Blue” tanto per intederci, a quella dolcezza (anche pop) che è stata la prerogativa della seconda ondata delle folksinger al femminile (penso alle modulazioni di Kate Bush o Tori Amos), ad un certo classicismo (nell’uso degli strumenti).
Personalmente, ritengo che questa sia una delle migliori scoperte che la musica internazionale abbia fatto negli ultimi anni, e il suo precedente album “Ys” (secondo della serie) l’ha proiettata immediatamente in una dimensione di eccellenza per tutti i motivi sopracitati: in quest’album che molti critici considerano il “disco rock” del decennio, di fianco al suo magico e fiabesco raccontare (che per la lunghezza dei brani ha fatto venire alla mente il Dylan di “Sad Eyes of the Lowlands”), si avvertono anche una serie di arrangiamenti “classici” studiati per assecondare gli scatti vocali, le discese e risalite umorali dell’autrice nel dipanarsi dei suoi racconti.
“Have one on me” è un triplo disco, che contiene alcune tra le cose migliori da lei scritte e si mantiene ad alti livelli soprattutto nei primi due. Vi è solo un maggior accostamento dell’artista alle muse da cui ha tratto ispirazione, riducendo il parco arrangiamenti e aumentando la padronanza vocale nei brani, cosa che probabilmente le fa perdere appeal in originalità.
La partenza del cd è fenomenale: “Easy” è strepitosa, forse il brano migliore in assoluto della sua carriera, mentre “Have one on me” e “81” gli sono a ridosso. Se il disco continuasse così saremmo di fronte ad un nuovo capolavoro nella storia del rock… con “Good Intentions Paving Company” e “No Provenance” il livello scende un pochino, per chiudere bene con “Baby birch”; il secondo cd si apre con la splendida “On a good day” e continua ancora con “You and me bess” e con un degli highpoints del cd “In California” che rientra di diritto nei migliori brani folk di tutti i tempi; notevoli ancora “Jackrabbits” e “Go Long” che chiudono il cd. Il terzo cd invece ci restituisce una Joanna più normale, con brani che rispetto a quelli citati sono abbastanza inferiori, forse solo “Kingfisher” è di livello superiore.
Quindi in definitiva, non un album perfetto, ma sicuramente di conferma del suo talento: il folk e la musica in generale, ha ormai acquisito una nuova campionessa nelle sue fila.
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.