Il suo esordio discografico “Shape” (Marge, 2009) in un trio atipico composto da organo (Rayon) e percussioni (Scarpa), l’ha proiettata, dopo anni di studi musicali classici, nel giro degli artisti che contano: registrato al Sunset di Parigi, “Shape” non ci introduce nel solito mondo dei musicisti “free jazz”, il suo è un free particolarissimo che si nutre evidentemente della sua personalità, in alcuni momenti è frizzante, in altre il suo sax si immerge in suoni delicati, sussurati, tappezzati di mistero e riflessione, in una sorta di trance “coltraniana”, con i suoi comprimari che le mettono a disposizione un tappeto musicale di sfondo perfetto per le sue escursioni. “Seminare Vento” (Freelance, 2010) riduce un po’ la componente sperimentale e aumenta quella “mainstream” in un album che la vede con un quartetto con le stesse caratteristiche del disco precedente, in cui positivi sono i contributi del pianista Di Domenico (con un accento pianistico di estrazione classica) e del batterista Joao Lobo (molto vicino al percussionismo da “ricamo” di Motian).
In “Owls talk” (Marge, 2010), al contrario di quello pensavo, la sezione ritmica è ancora meno invadente di “Seminare Vento” e il cd si basa su brevi quadretti musicali liberi dove Lee Konitz interviene con molta discrezione e contrappone il suo sax morbido, positivo e “cool” a quello moderno, introspettivo di Alexandra.