Le origini del concerto per piano: il periodo classico

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Hayk Melikyan, Author Armenian National Philarmonic Orchestra, the Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International license. No change was made

 

Sebbene la storiografia assegni al compositore inglese Philip Hayes la palma del primo concerto per pianoforte (inteso come il primo concerto in cui il piano riveste una caratteristica dominante nell’ambito dell’esecuzione) con il suo “Concerto in A Major” del 1769, il sorpasso del piano ai danni del violino si stava compiendo già pienamente non solo per effetto della costruzione di nuovi strumenti che si allontanavano dinamicamente dai loro predecessori (harpsichord o fortepiano), ma anche per effetto di una nuova ed embrionale capacità di esaltare suoni in un contesto che trova il suo momento temporale nel classicismo. Handel nel barocco aveva spinto sulle qualità dell’organo portandolo a vertici di perfezione esecutiva proprio con lo strumento del “concerto” che tanto era apprezzato dal pubblico inglese, avvenimento che ebbe una forte influenza sui nascenti compositori classici inglesi (tra cui Hayes di cui si parlava prima) e conseguentemente creò le premesse per l’evoluzione dell’uso dello strumento quasi cinquanta anni dopo in maniera stabile.
Tuttavia il primo vero patrimonio concertistico al piano va ricercato nella produzione di Mozart che ne scrisse 27 di concerti, seguito con minore impegno numerico su questo versante da Haydn (nove): di questi concerti si apprezza la maestosità e la difficoltà delle partiture, l’eleganza e spesso la solennità dei movimenti, il ruolo leader del pianoforte che fissa le trame e le ripartenze dell’orchestra. Mozart comunque rispetto ad Haydn mostra già (in linea generale) una maggiore drammaticità nell’espressività dei temi musicali, specie nei concerti dal 17° in poi che molti ritengono siano tra le composizioni “top” dell’artista che aveva raggiunto in quegli anni una maturità impressionante. (quella parte del suo talento che per molti rappresenta il “genio anticipatore” del compositore austriaco).
In Germania i primi concerti di nuova concezione al piano sono quelli di J.C. Ludwig Abeille, (gli esperti inseriscono anche J.C. Bach, ma egli era ancora diviso nell’impegno all’harpsichord) e C.F.Abel. Naturalmente anche l’Italia aveva i suoi rappresentanti sebbene si cimentassero anche su altri versanti: Antonio Salieri (famoso nostrano “alter ego” di Mozart) con due concerti per piano e uno invece di Muzio Clementi.
Tuttavia il rigido schematismo classico non permetteva ancora allo strumento di mostrare una sua fondamentale caratteristica: la profondità. Bisognerà aspettare la fine del secolo (intorno al 1790) per ottenere concerti dove il piano esplicasse quella funzione. Ed è in questo periodo che si creano le premesse per le tematiche individualistiche dei romantici e per quello che costituirà un vero e proprio rinnovamento delle forme, l’esplorazione armonica del piano, accompagnato da un inevitabile virtuosismo musicale nella composizione: il progenitore di Chopin si chiama John Field, irlandese, che, oltre a passare alla storia come l’inventore dei “notturni” lascia in eredità un complesso di concerti per piano “seminale”. Al pari di Mozart, J. Hummell in Austria e L. V. Beethoven in Germania, si impongono come i nuovi traghettatori della musica poiché presentano elementi in bilico fra la tradizione e le nuove istanze “romantiche” che proprio per le loro intrinseche caratteristiche portavano quel senso di “drammaticità”, di contemplazione della realtà, di senso di ineluttabile che ha reso unico tutto il movimento del romanticismo musicale. Tra i maggiori concerti per piano va ricordato anche quello di J.L. Dussek, virtuoso di origine boema, la cui opera oggi sembra godere di una maggiore considerazione.

Breve discografia consigliata: (in ultimo data di composizione)

Hayes, Concerto in A major, da “The World’s First Piano Concertos”, D.N.Orris, Avie (1769)
Haydn, Concertos for piano and Orchestra, Hob XVIII, 3/4/11, Fey/Zitterbart/Schlierbacher Kammerorchester, Hannsler C. (1765-1782)
Mozart, Concerti dal 17-27 (1784-1791), The Piano Concertos, Gardiner, Archiv (1784-1791)
Abeille, Grand Concerto for piano duet in D Major, op 6, Merz, Koch S. (1763)
Abel, Piano Concertos op. 11, Bauer, La Stagione Frankfurt (1771)
Salieri, Piano Concerto in C Major/in B flat Major, da The 2 Piano Concertos, Spada, Asv Living Era (1773)
Clementi, Piano Concerto in C Major, da Complete Orchestral Works, D’Avalos, Brillant (1790)
Beethoven, Piano Concerto n. 5 in E-flat, op. 73, Die Klavierkonzerte, Kempff, Deutsche Gramophon (1809)
Dussek, Klavierkonzerte g-moll op. 49, Staier, Capriccio, (1806)
Field, Piano Concertos 1-7, tre volumi, O’Rourke, Chandos (1799-1822)
Hummel, Piano Concerti, opp. 85 & 89, Hough, Chandos (1819-21)

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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.