Hugues Dufourt e lo spettralismo

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GanMed64 Spectral Music scores, https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/, no change was made

 

Le parole di Cecilia Balestra, una delle organizzatrici del festival di Milano Musica 2010 su Hugues Dufourt erano: “Purtroppo i mass media ci presentano oggi un mondo in cui trova spazio solo ciò che si presume incontri il favore della maggioranza. Mentre a ognuna andrebbe garantita nel proprio contesto sociale l’opportunità di entrare a contatto con forme artistiche bandite dai programmi dei mezzi di comunicazione di massa. Significherebbe il trionfo della libertà.”
Come Dufourt stesso descrive, il fenomeno dello spettralismo è un movimento nato dagli allievi di Messiaen in Francia dopo le guerre (Grisey, Murail, Levinas, etc.) che rifiutavano le combinazioni serialiste e propugnavano l’esplorazione inedita di una delle quattro caratteristiche fondamentali della musica: il timbro degli strumenti. La ricerca venne portata avanti in due luoghi fondamentali, l’Università di Stanford in America e soprattutto il Centro IRCAM Pompidou a Parigi, posti ideali deputati utili dai musicisti per usufruire del bagaglio di conoscenze tecnologiche utilizzabili per affrontare i nuovi metodi di composizione che si svolgono a tre livelli:
1) lo studio dei diversi suoni degli strumenti che suonati in un determinato spazio acustico costituiscono la materia principale su cui intervenire;
2) il loro caricamento su computer, dove l’utilizzo di software adeguati consentono di analizzare il cosiddetto “spettro” o timbro del suono. E’ in questa fase che lo stesso viene visualizzato, cogliendone le sfumature e introducendo i primi cambiamenti per ottenere una nuova percezione di suono;
3) alla fine del processo compositivo, sono pronte le partiture per l’orchestra o per i solisti che si adegueranno, con un bassissimo margine di discrezionalità, alle stesse.
A proposito degli spettralisti qualcuno ha azzardato che possa essere il futuro della classica, dal momento che lo spettro del suono è diventato un fenomeno ormai gestito con un computer (seppur potente!), altri invece effettuando un resoconto di questa scuola che ormai ha più di trent’anni, considerano il fenomeno della composizione assistita da computer come già all’epilogo; in tal senso, un tentativo di combinare presente e passato lo ha fornito recentemente uno spettralista come Dalbavie, inserendo scale tonali nell’esperienza timbrica. Ma qualcuno si è mai preoccupato di verificare se quella musica così ben congegnata per la mente, lo sia anche per lo spirito? O meglio, possiamo ritenere che questo movimento d’avanguardia abbia caratteristiche tali che lo facciano rientrare in quel vorticoso giro di discussioni che ritengono gran parte della musica contemporanea fredda e priva di vere emozioni? Mi sembra chiaro che qui siamo di fronte ad uno studio che, pur rinnegando le combinazioni dei famosi quattro elementi di base, accetta la tonalità (forse anche incidentalmente) e che quindi vada fatta una selezione reale per capire quello che può rivestire un fondamentale valore musicale che vada oltre la ricerca sonora. Ritornano, dunque, i criteri di base, universali, che ci assistono per una valutazione del fenomeno e questa può considerarsi senz’altro positiva, anche in presenza di una rielaborazione studiata dei suoni.
Dufourt nei suoi ultimi episodi discografici prende sempre più in considerazione un eventuale parallelo tra la sua musica così costruita e alcuni quadri di famosi pittori come Tiepolo, Courbet, Rembrandt, Van Gogh, etc. particolarmente validi nei contrasti di colore, ritenendo che la musica possa svolgere una funzione supportiva che possa mettere in risalto quei colori usati e il loro movimento, in una sorta di esplorazione degli elementi che vi si presentano e non tanto degli accadimenti suscitati dal dipinto. A differenza di altri episodi dello stesso autore come la “Maison du sorde”, “Le deluge”, “The watery stars” etc. emotivamente più avventurosi nel loro linguaggio perchè in possesso di “colori” vivi e non oscuri, quelli dedicati a Tiepolo percorrono la stratificazione dei suoni e il loro assemblamento strumentale con un più vistoso uso dei silenzi, risentono di minori fluttuazioni armoniche e si pongono come una seria evoluzione del lavoro che autori come Scelsi fecero sull’utilizzo dei timbri nonostante Dufourt dubiti che possa essere citato tra le sue influenze.
Discografia consigliata:
-La Maison du Sourd – Lucifer d’après Pollock» – Orchestre Philharmonique de Radio France, ACCORD, 2001
-Les Hivers – Ensemble Modern di Francoforte – Dominique My – 3 CDs, Aeon, 2002
-Dufourt: The Watery Star-An Scwager Kronos-Quatuor De Saxophones-L’Espace Aux Ombres, Decca 2007
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.