Nonostante le brutte notizie economiche che provengono anche da quel paese, la scena “colta” contemporanea della Spagna si distingue sia per numero che per spessore dei compositori: l’avanguardia spagnola ha avuto un iniziale impulso grazie all’opera di alcuni compositori che nel dopoguerra, dopo aver assimilato le teorie fuori dal loro paese, hanno cercato di divulgare le avanguardie di Cage e Stockhausen anche nei propri ambiti: parlo di soprattutto di Luis De Pablo e di Francisco Guerriero. Il loro interessamento non è stato vano, perché immediatamente si sono formate nuove schiere di compositori che hanno abbracciato in maniera diversa le principali innovazioni dell’ultimo secolo trascorso; vi è stato un ulteriore interesse da parte delle maestranze musicali, dei giornalisti del settore e finalmente anche del pubblico meno edotto. La lista dei compositori è lunga e direi suscettibile di essere riveduta in base ai gusti personali, io vi propongo alcuni lavori di due compositori che più mi hanno colpito e che ritengo possano essere più accessibili, tenendo presente che molti dei lavori composti da questa mattanza artistica non è stata nemmeno pubblicata su cd, essendo presente in molti casi solo l’esperienza dal vivo spesso conseguente alla rappresentazione della commissione ricevuta: di Josè Manuel Lopez Lopez ve ne ho già parlato in un precedente post, mentre di Jèsus Rueda (1961), allievo di De Pablo e Guerriero, ho inserito la sua sinfonia n. 3 registrata su Naxos tra i dischi dell’anno 2010: questo compositore i cui dischi solo recentemente sono stati frutto di registrazione, si presenta con una veste originalissima in cui emerge la sua passione per le tessiture musicali che puntualizzano l’ottica verso una plurivarietà di influenze: se nella sinfonia succitata l’accento è posto sulle stranianti e misteriose evoluzioni sonore dell’orchestra, nel suo disco di composizioni al piano emerge una scrittura poliedrica che mischia nello stesso bicchiere il tonalismo spinto di Chopin e Ravel e la scattante e serrata valenza pianistica della modernità, ma in entrambi i casi la volontà dell’autore di tirare fuori una sua espressione è palese: un percorso affascinante, fatti di fasi riflessive, lunghe pause di sospensione strumentale e caratterizzazioni rapide e dense di timbriche. Rueda ha composto anche sugli archi e anche in quel settore ha avuto modo di presentare il suo particolare “umore”: la Kairos R, da sempre attenta ad un certo tipo di compositori, lo ha voluto per la registrazione proprio di un cd in quartetto di violini, che dimostra la capacità dell’autore di realizzare in musica le proprie visualizzazioni riuscendo, a differenza di tanti altri suoi colleghi, anche a fornire un guado comunicativo. Comunque, il migliore Rueda, quello più avanguardistico ed affascinante, lo sentite in “Symphony 3”.
“Vanishing Point” è invece il titolo del notevole cd, sempre su Kairos, pubblicato dal compositore Cèsar Camarero (1962): più sbilanciato verso traguardi acustici, Camarero dà libero arbitrio ad una scrittura a scatti, a tratti evanescente, altre volte guardinga come variabile è la sua predisposizione; ne risulta un’affascinante viaggio sonico che potrebbe accompagnare in maniera perfetta i nostri sogni, le nostre aspirazioni, ma allo stesso tempo condurci per mano in una ipotetica favola da Alice nel paese delle meraviglie: il suo è il nobile tentativo di dare voce alle forme inanimate e soprattutto far risaltare attraverso la musica i loro stati d’animo.