Si diceva del cambiamento d’umore attribuito a tutto il movimento nord-europeo: molti compositori inglesi, francesi ed italiani dell’impressionismo musicale hanno contribuito a creare una nuova estetica della chitarra classica, così come lo stesso è successo con molte trascrizioni nell’ambito dei paesi nordici e sovietici di testi tardo-romantici. Fermo restando la circostanza (odierna) di una chiara riduzione dell’ intensità del comporre delle nuove generazioni inglesi che sembrano aver un po’ accantonato quel “sentiment” stilistico dei maggiori autori inglesi per chitarra della prima parte del secolo scorso (Britten, Tippett, Walton, etc.), la proliferazione di veri e propri virtuosi nell’ambito della globalizzazione musicale, è stata accompagnata anche dalla nascita di una ovvia marea di compositori in tal senso di cui però molto poco viene registrato. La modernità di Berio ed in generale di tutta la contemporaneità classica sembra aver avuto maggior seguito proprio nel nord del continente tramite i lavori di alcuni chitarristi che coraggiosamente hanno abbracciato questo rischioso fardello: nel decennio scorso si segnalano i lavori dello svedese Stefan Ostersjo , che si propone come un continuatore colto dello strumento, che trae dal passato e dal presente adoperandosi anche per una sua compatibilità con l’elettronica (in verità usata per rappresentare composizioni altrui) e di forme nuove di interazione con gli strumenti in soluzioni da camera; i contributi di Erling Moldrup che ci permette una panoramica piuttosto ampia sui compositori scandinavi, mentre per quelli dell’area sovietica è stato il chitarrista Artyom Dervoed che nei suoi recitals ha proposto compositori che si distinguevano per nuove combinazioni della modernità con la tradizione. Se invece guardiamo all’area di contaminazione con il jazz, l’ungherese Ferenc Snetberger mi sembra un forte esempio di continuazione grazie sia ai suoi concerti che all’apporto del trombettista Markus Stockhausen, figlio del famoso compositore tedesco, che contribuisce ad una moderna formula di rappresentazione artistica della chitarra in duo che ha molti punti di contatto tra i due generi (jazz e classica).
Naturalmente nutrita è la schiera di compositori per chitarra statunitensi le cui modifiche sono spesso evoluzioni dei movimenti creati: si segnalano i recitals di David Tanenbaum che oltre a riproporre mediazioni storiche si rivolge anche ai lavori fondamentali dei minimalisti e degli sperimentatori americani (vedi anche l’episodio dello scorso anno della nuova musica da camera per chitarra “Awakenings” dove riprende brani di Liedermann e MacKay). Le più complete e variegate esperienze di chitarra classica provenienti dai paesi asiatici vedono (dopo l’influenza storica pesante stesa da Takemitsu) nel “Guitar Concert” di Yoshimatsu, uno dei più riusciti tentativi di integrare lo strumento nell’orchestra con una prospettiva rispettosa della contemporaneità e delle tradizioni.
Discografia consigliata:
-BRITISH GUITAR MUSIC, WALTON/MAXWELL DAVIES/RAWSTHORNE/BERKELEY/RODNEY BENNETT, Naxos
-Guitar Recital: Andersson, Magnus – DONATONI, F. / CLEMENTI, A. / BUSSOTTI, S. / MADERNA, B. / BERIO, L. (Short Sounds)
-Guitar Recital: Dervoed, Artyom – BIKTASHEV / OREKHOV / RUDNEV / KOSHKIN (Russian Guitar Music)
-Frosty Silence (The): Music for Guitar by Danish Composer, Erling Moldrup, Da Capo R.
-Guitar Recital: Ostersjo, Stefan – DONATONI, F. / LOPEZ-LOPEZ, J.M. / MURAIL, T. / OLOFSSON, K. / CARTER, E. / DILLON, J.
-Guitar Recital: Ostersjo, Stefan – CHINI, A. / EDLUND, M. / LINDWALL, C. / MAROS, M. / HOLMQUIST, K. / HAMBRAEUS, B. / SANDSTROM, S.-D. / RYDBERG, B.
-NORGARD, P.: Guitar Works (Ostersjo) (Tales from the North – Stefan Ostersjo Plays Per Norgard)
-Ferenc Snetberger, For my people, Enja