I compositori nordici nati nelle generazioni corrispondenti agli anni sessanta/settanta hanno subito a livello formativo l’influenza dei maggiori nomi di riferimento di quell’area: il finlandese Sebastian Fagerlund, classe 1972, sembra essere uno dei più dotati; Magnus Lindberg, la composizione elettronica (da Varese in poi), nonchè la formazione violinistica molto vicina alle evoluzioni di Lutoslawski, hanno costruito un personaggio (ancora molto giovane ed in fase di ulteriore sviluppi) che è estrinsecazione di queste influenze. E’ un compositore che cerca molto l’approccio collaborativo con i musicisti di riferimento, ritiene che lo stile “proprio” debba ad un certo punto emanciparsi dallo studio delle tecniche, è molto interessato a far confluire nella composizione aspetti “visivi” che possano farla comprendere meglio: la musica che ne risulta è sempre molto calata nella realtà “nordica”, ma ha un quid, forse ancora embrionale, di “stratificazione” (intesa come pulsazione orchestrale lenta, costruita intorno allo strumento solista) che la rende molto accattivante: le composizioni raccolte in “Isola” appena pubblicato dalla Bis Records, dimostrano che Fagerlund ha amore per un processo di definizione musicale che mette sullo stesso piano conoscenze e istanze espressive “….Uso spesso transizioni brusche, stratificando e rievocando vari stati emotivi, così come fa la musica da films...”, ma aggiungo non pensate che sia musica da films; siamo sempre nei canoni classici sebbene non c’è dubbio che lo stesso stia cercando una sua dimensione partendo dal disponibile: il notevole “Clarinet Concerto” ha delle caratteristiche (colori, senso della partitura, etc.) che lo avvicinano molto allo standard di riferimento costituito dal Concerto di Lindberg, tuttavia Fagerlund sembra accentuare la fluttuazione sonora nelle sue composizioni. Lo stesso dicasi per il suo concerto al sassofono e per altri titpi di scrittura che al momento non hanno ancora trovato sistemazione discografica: è quindi comprensibile come lo stesso sia un compositore da coltivare, non solo in termini di business, per le crescenti commissioni ricevute (ha già inciso una prima opera teatrale “Dobeln” sempre per la Bis) ma anche per i valori proposti che sembrano essere alla ricerca di una pozione musicale che sia basata più sul raggiungimento di aggregazioni sonore emotivamente invadenti e meno su una concezione “avanguardistica”.