Ultime leggende del blues: Charlie Musselwhite più una guida al blues

0
493

 

In Italia si susseguono i festivals del blues, con appuntamenti programmati che spesso coinvolgono piccole cittadine, in cui realmente si comprende come particolarmente distorto è il palinsesto promozionale dei concerti, …ma questo è! Qualche giorno fa ad Accadia, meno di 5000 abitanti di un borgo medievale, ho partecipato ad una delle rare date in Italia del fisarmonicista blues Charlie Musselwhite, una delle poche realtà ancora viventi del blues che ha fatto la storia. Sul genere penso che tutti dovranno mettersi l’anima in pace sul fatto che sia incapace di poter esprimere nuove potenzialità e tutto ciò che la stampa propone come “nuovo”, non è altro che “vecchio” ben riciclato. I concerti sono piacevoli (ma non possono durare più di 40 minuti, altrimenti è noia), mancano delle vere idee evolutive (molta critica attribuisce oltremisura valore di modernità ad artisti come Dan Auerbach), si fa fatica a trovare dei veri nuovi talenti (l’ultimo che io ricordo Steve Ray Vaughan, ha probabilmente sancito la fine ufficiale del genere) e le ultime produzioni non hanno un minimo dell’energia, del “dolore” che caratterizzava i “padri” fondatori e che dovrebbe caratterizzare anche la loro espressione artistica. Musselwhite è uno tra i pochi che ha tentato di dare più sostanza al blues canonico con qualche esperimento sul fattore “intensità” specie nel suo “Sanctuary”, e rispetto a tanti altri suoi colleghi ha mostrato molta coerenza in fatto di serietà artistica: il suo concerto ha dimostrato proprio questo….un musicista competente (con una valigietta di fisarmoniche da utilizzare) che non si è per niente risparmiato (data anche l’età).
La musica di Musselwhite mi ha dato lo spunto per sottolineare come di ben altra sostanza fu il blues primordiale (quello che diede origini anche al jazz) e il percorso che lo ha portato negli anni cinquanta alla sua elettrificazione, con un passaggio dalla campagna alla città che ha purtroppo significato anche l’inizio della mercificazione musicale. Uno dei più completi libri in materia è la guida di Antonio Lodetti, Musica del Diavolo, Gammalibri, in cui l’esperto critico del blues riprende in rassegna con schede singole e biografiche tutti i protagonisti della storia del genere. Confesso che c’è stato un periodo della mia vita in cui sentivo molto blues ed ho cercato di scandagliare tutto il patrimonio messomi a disposizione dalla storia. La mia esperienza di ascoltatore di questo genere purtroppo si è praticamente azzerata negli ultimi quindici anni per i motivi che vi ho spiegato: prendendo spunto però dal libro di Lodetti e utilizzando la sua classificazione mi permetto di segnalarvi alcuni dischi essenziali che potrebbero far parte di una ideale discografia del genere, che è anche diretta conseguenza dei miei pensieri e fascini musicali. Molti di questi musicisti sono una testimonianza del passato che rivive in quelle note ripetute nell’inadeguatezza delle registrazioni, si sentono le radici del jazz e della musica americana, capaci di cristalizzare inserzioni musicali da usare nell’ambito formativo di molti compositori classici americani dal novecento in poi. Questa piccola discografia che vi segnalo, vi permetterà un’ottima ricostruzione storica dell’evoluzione del blues nei suoi vari passaggi generazionali.

Country Blues
Sleepy John Estes, Someday Baby/-Son House, The original delta blues/-Mississippi John Hurt, Avalon Blues, the complete 1928 Okeh Recordings/-Skip James, The complete early recordings/-Robert Johnson, King of Delta blues singers/-Furry Lewis, Complete vintage recordings 1927-29/-Charley Patton, Founder of Delta Blues/-Blind Willie Johnson, The complete Blind Willie Johnson/-Leadbelly, When the sun goes down, vol 5.

Classic Blues/Interpreti:
Ma Rainey, The classic blues singers/-Bessie Smith, The essential/-Jimmy Rushing, The essential Jimmy Rushing/-Jimmy Witherspoon, Singing the blues/-Koko Taylor, An audience with Koko Taylor.

Piano Blues
-“Boogie Woogie Piano“, Artisti (pianisti) vari, /-Champion Jack Dupree, Blues from the gutter/-Scott Joplin, King of ragtime/-Dr. John, Dr. John plays MacRebennack

Chicago Blues
Willie Dixon, I am the blues,/-Elmore James, Blues after hours/-Otis Rush, Right place, wrong time/-Otis Spann, Otis Spann is the blues/-Little Walter, Boss blues harmonica/-Muddy Waters, Folk Singer/-Junior Wells, Hoodoo man blues/-Sonny Boy Williamson II, One way out/-Howlin’ Wolf, Moanin’ in the moonlight

Detroit Blues
John Lee Hooker, Original folk blues of J.L.H./-Albert King, Live Wire/Blues Power/-B.B. King, Live at Regal/-Big Mama Thornton,in Europe with Muddy Waters Band/-T-Bone Walker, T-Bone blues

White Blues/British Blues
Charlie Musselwhite, Stand Back!Here comes C.M.’s Southside Band/-Paul Butterfield Blues Band, East West/-John Mayall, The Turning point/Fleetwood Mac, Live in Boston, vol 1/ –Peter Green, The end of the game

Border ed ultime generazioni del blues
Taj Mahal, Recycling the blues/-Albert Collins, Ice pickin’/-Steve Ray Vaughan, Couldn’t stand the weather/-Ronnie Earl, Language of the soul/-Otis Taylor, Below the fold.

Nelle due foto scattate dopo il concerto sono assieme a Charly (che mi ha concesso un’autografo sulla mia copia di “Sanctuary”).

 

Articolo precedenteLe Jam Sessions e l’H.o.r.d.e.
Articolo successivoAndrea Centazzo: Moon in Winter
Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.