Grazyna Bacewicz : Violin Concertos

0
558

 

Ci fu un periodo (intorno agli inizi del novecento), in cui molti compositori di provenienza est-europea si addentrarono nelle tematiche del concerto per violino o nei quartetti relativi, in misura maggiore di quanto si facesse prima del loro avvento: in Polonia, oltre a Karol Szymanovski, Andrej Panunzik, W. Lutoslawski, si imponeva anche una valente compositrice di sesso femminile, Grazyna Bacewicz: sebbene ella sarà considerata un’istituzione culturale nel suo paese, fuori dai suoi confini non ebbe mai il riscontro che meritava. Così come molti compositori dell’est europeo, la Bacewicz ebbe una formazione di tipo “francese” grazie alle lezioni di Nadia Boulanger; in quegli anni il romanticismo stava assumendo la sua seconda dimensione, quella che lo vedeva accettare le istanze dell’impressionismo (francese) e delle tendenze neoclassiche. Ma se il colto Szymanovski aveva distillato nella sua musica (ed in particolare nei suoi due concerti per violino) tutta l’esperienza umana appresa nei suoi viaggi dal Medio Oriente alla Francia, la Bacewicz era un’esperienza quasi tutta “polacca”. Molta critica le attribuisce un posto di rilievo nella storia della classica di quel paese, assegnandole nella parte che riguarda la concertistica al violino, quel ruolo di raccordo tra il neoromanticismo di Szymanovski e il modernismo di Lutoslawski. Uno stile, quindi, diverso dal romanticismo di marca straussiana di Szymanovski infarcito di impressionismo orchestrale alla Ravel; il suo romanticismo possedeva una più spiccata vivacità, con una più rimarchevole attività ritmica degli strumenti: in questo si distanziava da Szymanovski, che era più incline a creare atmosfere di sospensione, calate in un certa formalità drammatica. Un’orchestra energica, vigorosa pronta a sfruttare un virtuosismo eccelso del violino: ciò che la differenzia è l’uso delle dinamiche e la ricorrente combinazione tra trilli e glissandi. Inoltre, la Bacewicz era anche un’ottima pianista e lo dimostrerà in più di un’occasione sfruttando non solo la formula della sonata in assolo, ma anche con una delle forme più in voga all’epoca dell’impressionismo (i lavori di incrocio tra violino e piano e i quintetti per piano).
Un’artista, quindi, da rivalutare, specie per la qualità delle sue composizioni, che in molti casi non hanno nulla da invidiare al repertorio storico dello strumento ed ai suoi capolavori. D’altronde, anche Grazyna sarà portavoce di un movimento nazionalistico che vedeva distillarsi nelle note musicali composte temi popolari: in tal senso il concerto n. 4 riconosce il suo senso di attaccamento alla cultura popolare della sua patria anagrafica.
Il secondo volume della Chandos dedicato ai rimanenti concerti per violino non ancora pubblicati della Bacewicz, viene ancora affidato alla violinista Joanna Kurkovicz, che completa l’opera intrapresa due anni fa con la pubblicazione di altri tre concerti, e dimostra l’amore che la violinista polacca ripone in queste misconosciute composizioni che meriterebbero di essere maggiormente divulgate, espressione di un periodo d’oro per la musica colta in fase di rinnovamento storico.

 

Discografia consigliata:
-Violin Concerto 1,3,7, Kurkowitz, Chandos
-Piano Sonata n.2/Quintets 1& 2, Zimerman, Deutsche Gramoph.
-Polish Capriccio/Works for violin and piano, Kurkowitz/Chien, Chandos

 

Articolo precedenteChristian Fennesz: Seven Stars
Articolo successivoL’improvvisazione jazz in Giappone: ministoria (parte 1)
Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.