Come è risaputo la primordiale idea di Eno con il tempo si distribuì in più cellule e diramazioni, accettando diverse e varie influenze: con il progressivo “imbrunire” delle motivazioni delle nuove generazioni, nei novanta si assistito, anche nel genere ambientale di derivazione elettronica, ad una accentuazione del tenore depressivo delle composizioni. Il ritorno a certe composizioni di Satie e ad una impostazione romantico-decadente sono state il leit-motiv di molta musica ambient prodotta dai nuovi compositori spesso anche senza l’ausilio di strumenti fisici, utilizzando basi campionate e note arguite tramite software processati. Nell’ambito del dark-ambient un musicista inglese di casa a Berlino, Leyland Kirby, è venuto alla ribalta della minuziosa scena attuale, con le carte in regola per produrre uno di quegli abbinamenti tra musica e poesia “silenziosa”, dove i pensieri dell’autore devono essere codificati tramite i suoni prodotti.
Dopo esperienze effettuate sotto diversi pseudonimi (per un approfondimento del personaggio vi consiglio di leggere l’intervista su OndaRock all’indirizzo http://www.ondarock.it/interviste/jameskirby.htm), Kirby ha rilasciato nel 2009, la sua prima convincente raccolta di composizioni isolazionista “Sadly, the future is no longer what it was” opera monumentale in tre cd, che già nel titolo trova la sua prima fonte di ispirazione. Il lavoro di Kirby, frutto di una negativa e profonda esperienza umana, si differenziava dalle altre opere del genere per via di una costruzione subliminale degli argomenti fatta con dovizia di particolari; alla stessa maniera di quelle opere parimenti dotate di quel carattere di “monumentalità” rinvenute nella musica ambient (si pensi a quelle recenti di William Basinski per esempio), Kirby riveste le sue, con un tappeto di suoni che mette insieme il Satie più malinconico, l’elettronica di Budd e Basinski ed un’inesorabile costruzione di ritagli (rumori) concreti a sostegno dei temi: quello che colpiva era soprattutto l’approccio ad un argomento interpretato in maniera originale: musica che si insinua e “svanisce” nel vacuo malessere terreno. (Piero Scaruffi ne ha fatto una lunghissima recensione sul suo sito che vi consiglio di leggere). Se ci fosse in musica qualche scrittore che dovesse descrivere la perdita completa di fiducia nel mondo contemporaneo e nel suo futuro, penso che farebbe bene ad ascoltare Kirby.
“Eager to tear apart the stars“, ultimo lavoro recentemente pubblicato, è opera più di cuore che di mente e ha un ruolo decisamente minore se rapportato a “Sadly”: ne risulta comunque una buona verve compositiva per il musicista inglese, ma forse più rivolta ai quei caratteri di musica “modern-classical” che caratterizzano molta produzione discografica attuale.
Discografia consigliata:
-Sadly, the future is no longer what it was, History Always favours the winners, 2009