…..Nel 1914 la guerra sconvolse tutta la mia vita che, fino al 1920, fu una perenne tragedia. Le opere di questo periodo rispecchiano forse la mia agitazione, ciononostante ritengo che, se qualcosa ho creato di nuovo nella mia arte (forma-stile), è appunto in quest’epoca….(Malipiero).
E’ un peccato che Malipiero avesse rinnegato le opere della sua prima gioventù: la stretta vicinanza al Debussy francese e poco dopo alle nuove forme orchestrali oltranziste di Stravinsky lasciarono il passo ad una nuova concezione della sua musica. Ma il primo Malipiero, seppur ben delineato, è di una forza impressionante. La dimenticata Sinfonia del Mare è ancora oggi un vero gioiello del tardo romanticismo, le sue prime composizioni al piano sono ancora di un fascino intrigante, così come le Impressioni dal Vero e le Pause del Silenzio sono opere ancora orchestrali di grande valenza, che qui ricevono la loro prima registrazione. (Malipiero è oggetto di una forte riscoperta discografica a distanza quasi di un secolo). Le composizioni di quel periodo vivevano di una luce particolare, che recuperava all’interno dell’involucro impressionista una forte percentuale di neoclassicismo (si possono udire echi di Rossini ed in generale della strumentazione classica di fine settecento) e di romanticismo.
Il motivo leggiadro e sospeso delle composizioni, nonché i riferimenti allo Skriabin e in generale al sinfonismo russo di inizio novecento, fa di Malipiero una delle forme più interessanti di incrocio tra tutto quello che il mondo della musica classica aveva espresso nella sua esaltante tradizione e quello che invece si stava prefigurando per opera delle innovazioni di Debussy e Stravinsky, rispettivamente per le produzioni da camera e al piano e per quelle orchestrali; Malipiero era stato rapito dagli esperimenti di Stravinsky avendo assistito al Sacre du printemps a Parigi nel 1913, ma era musicista ossequioso del passato musicale, a cui attingeva per completare la scrittura. Le sue Impressioni dal vero, pur sembrando delle vignette impressionistiche, sono in realtà dei quadretti compositi, dove vengono innestati tanti elementi eterogenei in maniera da creare un unico prodotto visto in una unica direzione: finalmente la Naxos rende giustizia a delle perle, che pur essendo molto conosciute nell’ambito delle sale e dei concerti, chissà per quale motivo non ricevevano adeguata veste discografica.
Bruno Maderna fu spesso il conduttore di Pause del silenzio, un’altra opera orchestrale del 1917, scritta durante la prima guerra mondiale da Malipiero, che evidenziava la sua opera di ricostruzione generazionale nonostante il clima drammatico mettesse in luce quelle caratteristiche di suono leggiadro, fatto di continui climax, degno dei grandi compositori. Maderna fu affascinato inizialmente dal neoclassicismo poliedrico del suo maestro veneziano e questa prima del suo primo concerto, dato per distrutto, viene riesumato in una versione orchestrale e a due piani: è un Maderna diverso da quello conosciuto dalla comunità musicale, un compositore di talento che è ancora sotto l’influsso della formazione musicale ricevuta così come viene descritto nelle note di copertina del cd….C’è un intero secolo che riaffiora, che è stato probabilmente filtrato dagli insegnamenti di Malipiero. Qui troviamo un giovane ancora immerso in un’atmosfera tradizionale del ventesimo secolo, che mostra un gusto quasi Raveliano nei contorni della scrittura pianistica, con uno sguardo a Stravinskij, Bartók e Debussy e con una espansione lirica che ci ricorda anche Rachmaninov…”