Come forse carpito dai miei articoli, non sono mai stato un grande fautore della musica dark in generale e delle sue tante sottospecie o combinazioni; ho sempre avuto un’innamoramento calcolato tarato purtroppo sul mio carattere sbilanciato nella positività degli uomini, sebbene non possa nascondere l’impressionante importanza rivestita nella musica e riconoscere che è stata materia angolare per un rinnovamento della pop music (dream-pop) e dei filoni gotici (così chiamati in riferimento all’omonimo movimento letterario inglese che nell’ottocento raccoglieva le storie dei fantasmi, dei vampiri ed in generale tutto ciò che produceva angoscia o suspence): uno degli artisti più influenti ed attivi di queste diramazioni “oscure”, impegnato in una delle più “profonde” interazioni tra musica ed aspetti letterari e spirituali, è stato Sam Rosenthal; personaggio a prima vista tenebroso, è il creatore della Projekt Records, l’etichetta discografica che fissò un nuovo standard di canzone dark direttamente coinvolta nelle nuove miscele addentrate nell’allora non ancora dilagante sviluppo dell’ambient music. Rosenthal, per essere più precisi, ha costruito due carriere parallele, una dedicata alle interazioni tra dark rock e derivazioni ambient con il gruppo dei Black Tape for a Blue girl ed un’altra completamente diretta all’ambient music e ai suoi modelli principali (naturalmente Eno e Steve Roach che, attualmente, incide ancora per la sua etichetta). Pur essendoci un chiaro collegamento di stile tra i due principali progetti, Rosenthal ha coltivato molto meno le abitudini “ambientali” fornendo poche prove in comparazione all’attività discografica dei Black Tape che lo ha assorbito per 11 albums fin dal 1986. Lo stesso ha cercato subito un’emancipazione quanto più proficua dalla tipica progettualità dark delle proposte musicali, per dare spazio ad una forma di canzone che ne avesse gli umori migliori (dai Joy Division a Dead Can Dance o This Mortail Coil) ma che fosse anche musicalmente “avanzata”; questa prerogativa, trovata faticosamente lavoro dopo lavoro, venne fuori in maniera più evidente a partire da “A chaos of desire” del 1991 e portata alle estreme conseguenze nei suoi due capolavori “Remnants of a Deeper Purity” e “The scavenger bride”: in queste raccolte all’apparenza lapidarie dal punto di vista dei temi trattati (esaltazione del dolore come passaggio per arrivare alla felicità e all’opposto vacuità temporale di quest’ultima) nascondono in realtà una trattazione unica e personale della materia, non solo subdolamente letteraria, ma che si avvale degli elementi musicali che principalmente hanno formato il pessimismo esistenziale dei giovani delle nuove generazioni: droni “oscuri” come filiazioni e manipolazione di quelli in verità “cosmici” di Roach e di parte della scuola berlinese elettronica, canti soavi e disperati (Oscar Herrera e una serie di donne) che si affiancono a violini utilizzati promiscuamente in modalità romantica o minimalistica per dare anche una copertura da “classica da camera” ad un prodotto che vuole fornire altri riscontri, flauti ed oboe usati in chiave trasversale. Riesce facile pensare di trovarsi di fronte ad una drammatica rappresentazione della realtà…a tal proposito Rosenthal chiarirà in un’intervista….”non è che io veda la vita in modo negativo…non predico una gloriosa caduta o distruzione del genere umano, cosa che molti “dark” hanno a cuore..sono pieno di speranze per il futuro, mi sento vicino a un pensiero “esistenzialista” alla Sartre..non esiste fato o destino, noi siamo i soli artefici di noi stessi, perchè nessun Dio scenderà mai a trovarci l’amante perfetto o a renderci felici..dobbiamo farlo da soli….”
Sam Rosenthal: The Passage e una certa filosofia gotica
Se su questa affermazione si può essere anche in disaccordo, la cosa che qualsiasi critico non può contrastare è l’originalità e la maestosità della sua musica che costituisce un nuovo modo di abbinare l’austerità della musica classica alla sensibilità oscura della dark music e delle sue derivazioni…(ascoltate i magnetici 26 minuti di “For will you burn your wings upon the sun”). Rosenthal ha cercato di trasferire questo concetto (ma utilizzando l’elettronica manipolata al posto dei violini classici) anche nella parte dedita all’ambient music, e dopo un primo lavoro “Before the buildings fell” totalmente estraneo a quel principio (una mediocre celebrazione del primo Roach berlinese) ed una collaborazione con il musicista belga Vidna Obmana “Terrace of memories” (in cui fa la comparsa il drone con ancora accenti cantati in impostazione dream-pop), è il con il terzo lavoro “Pod” che si avvicina di più a quell’idea di esplorazione dell’animo in chiave musicale che è sicuramente il suo obiettivo finale. La recente pubblicazione di “The passage”, che rivisita l’outtakes registrato su “As One a flame laid bare by desire”, ricalca gli schemi di “Pod” con una minore apertura all’avventura cosmica e una maggiore all’aspetto etereo (un lungo drone in avanscoperta con minime variazioni a garanzia di una sorta di rarefazione musicale, che ha in sè molto degli esperimenti del Rich di “Somnium”) in cerca di quei momenti di riflessione e guarigione interiore a cui molti sommessamente aspirano.
Discografia consigliata:
Con i Black Tape for a blue girl: (tutti per la Projekt Records)
-Mesmerized by sirens, 1987
-A chaos of desire, 1991
-Remnants of deeper purity, 1996
–As One A flame Laid Bare By Desire,1998
-Scavenger bride, 2002
Solista:
-As lonely as Dave Bowman: Pod, 2007