Oscar su Naxos 2011

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Il consueto riepilogo dei prodotti migliori che l’etichetta guida americana (la Naxos Records) ha pubblicato nel 2011, non può prescindere da una attenta selezione che dev’essere fatta tra le righe delle pubblicazioni, cercando di scovare nuovi compositori o vecchie composizioni mai registrate (le cosiddette world premiere): questa suddivisione, tiene, purtroppo, conto della marea di nuove versioni che vengono registrate oggi, ennesime repliche di cose già sentite, che si distinguono solo per la gioia di coloro che cercano una registrazione migliore (spesso inezie che devono far guadagnare gli artisti) o una sistemazione discografica migliore (può essere una buona idea per i collezionisti, molto rara nella pratica). La Naxos, così come altre blasonate etichette (Bis Records, Emi, Deutsche Gramoph, etc.) sta cercando di creare un proprio catalogo musicale che sia frutto anche di una certo interesse per artisti del proprio paese; in America il mercato è ormai diviso in grosse corporazioni che vendono musica soprattutto alle vecchie generazioni di ascoltatori (la Naxos è una di queste) ed altre che hanno scelto un taglio specialistico (in verità non sempre omogeneo) in relazione al mercato che vogliono raggiungere (ma con più problemi di budget): tra quest’ultime vi segnalerei la produzione discografica “povera” della New Wordl R.(un disco al mese), o quella Mode R.(pochi artisti in un anno, etichette entrambe votate alle avanguardie e/o all’elettronica. Altre, come la Ravello R., la Navona o l’Innova R. o la Albany R., che raccolgono molti nuovi compositori, hanno invece un taglio polistilistico in cui però si nota la mancanza di un valido processo di selezione delle proposte a monte, per cui spesso ci si trova davanti a compositori/musicisti piuttosto scontati. La Cantaulope ed in parte la Nonesuch R. sono invece molto più rivolte al mercato dei minimalisti.
Chiuso questo preambolo informativo, direi che per quanto riguarda l’aspetto sinfonico, la palma del migliore Naxos va data al compositore norvegese Ludvig Irgens-Jensen, nato negli anni che vanno tra la fine del nazionalismo musicale (nello specifico la seconda ondata di romantici scandinavi) e il neoclassicismo degli anni trenta. La Naxos mette assieme per la prima volta la sua splendida Symphony in D, una breve Aria e un tema già piuttosto popolare, la Passacaglia (che in verità non presenta grandi motivi di interesse): Irgens-Jensen, compose la sinfonia nel periodo appena precedente la II guerra mondiale, ma la stessa non deve considerarsi solo una sinfonia di “guerra”, ma deve ampliare il suo raggio d’azione anche alla deturpazione subita dall’ambiente naturalistico per il quale il norvegese nutriva una snodata passione. Conosciuto per composizioni e canti tradizionali anche in coralità, Irgens-Jensen si rivela in maniera smagliante di fronte a una forma erudita di sinfonia.
Per quanto riguarda il concerto per piano invece mi sembra notevole l’Azerbaijani Piano Concertos che accoglie al suo interno soprattutto il concerto “After arabian themes” di Fikret Amirov, e il concerto n. 4 di Vasiv Adigezalov: questi concerti che mischiano tradizione popolare dell’Azerbaijan e romanticismo europeo sono documenti culturali moderni che andrebbero approfonditi; penso che non ci sia molto al riguardo discograficamente parlando, per cui questo disco è un testimone prezioso.
Per il violino, un ottimo concerto (da abbinare a quello per sassofono) si rivela quello “Lines in motion” del compositore americano James Aikman. Possiede uno stile variegato, ma molto personale, in cui sono evidenti i riferimenti di base alla cultura classica americana in tutti i suoi risvolti transgeneri (il concerto americano del novecento, il jazz, lampi di pop) a cui unisce un frequente uso del contrappunto barocco ed elementi di atonalità orchestrale)
Jeffrey Ryan è il primo compositore che inaugura la nuova collana dedicata dalla Naxos ai classici canadesi: Ryan sembra molto erudito sull’uso delle orchestre classiche, poichè riesce effettivamente a catturare attraverso la musica, quella luce e quei colori che costringono l’orchestra a determinati sforzi musicali d’assieme: Ryan ha un proprio sito, già con altre composizioni e altri cds disponibili per l’acquisto, tuttavia ritengo che il lancio Naxos potrebbe aprirgli porte conoscitive più ampie.
Per la coralità, invece, vi segnalo “Living Voices” di James Whitbourn, nel quale compare la notevole “Son of God Mass” e tutta una serie di brani sacri in prima musicale, di moderna caratura corale. (vedi anche su Whitbourn, mio post precedente)
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.