Agusti Fernandez: El Laberint de la memoria

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Source https://www.flickr.com/photos/jazztourist/5678977811/ Author Andy Newcombe. Creative Commons Attribution 2.0 Generic license. No change was made

 

Il cinquasettene pianista, nativo di Palma di Majorca, Augusti Fernandez è certamente il più importante musicista e compositore di transito tra l’area del jazz e gli sviluppi della musica contemporanea in Spagna: personaggio sottovalutato poichè forse ritenuto non in possesso di un personale idioma di stile, Fernandez è alla distanza che si sta prendendo le sue soddisfazioni internazionali. Nel suo sito troverete una discografia completa che necessiterebbe di qualche ristampa (specie i suoi primi Lp sono introvabili) che dimostra come l’attività del pianista si sia mossa coerentemente lungo tutto l’asse che va dal free jazz di Cecil Taylor al traguardo della musica colta moderna (specie dopo aver conosciuto Xenakis): è un pianista che si distingue per il fatto che la sperimentazione sullo strumento è stato uno dei più battuti sentieri intrapresi dall’artista spagnolo sia nelle esperienze al piano in solitudine sia nelle vesti di conduttore di trii, orchestre, etc. Usa frequentemente tecniche estese nel periodo free jazz anni novanta, distinguendosi per la direzione di orchestre jazz sperimentali di Barcellona (Big Ensemble del Taller de Musics), per molte coreografie di danza contemporanea e per una serie di “misconosciuti” progetti di avantgarde jazz con il trio Local composto dal tastierista computer-oriented Joan Saura e il sassofonista Liba Villavecchia (che poi sarà l’asse portante del circolo degli “Improvisadors de Barcellona”, creato nel 2001 e a cui fanno riferimenti tantissimi musicisti spagnoli. Il decennio passato gli ha fatto acquisire una visibilità maggiore (grazie anche ad una maggiore diffusione del suo lavoro tramite i nuovi canali internet di critica musicale): il musicista viene ritenuto la punta di diamante del free jazz spagnolo ed è apprezzatissimo da tutto il gotha sperimentale e radicale del free europeo. Derek Bailey, Evan Parker, Paul Lytton e molta parte del free sperimentale inglese lo adotta spesso come pianista di rango del gruppo creato, data la sua perfetta integrazione in ensemble che cercano di approfondire la fisicità degli strumenti. L’attività di Fernandez con Parker, anzi, costituisce una nuova prospettiva per il musicista inglese che darà vita ad alcuni esilaranti episodi discografici compenetrati in una ficcante modernizzazione del free europeo. Tuttavia sarebbe sbagliato pensare che Agusti Fernandez suoni solo dentro il pianoforte, al contrario una nuova e per certi versi logica attitudine del musicista sembra quella di suonare prendendo in considerazione anche quella parte della formazione classica che si riferisce alla tradizione romantica spagnola (quella di Albeniz e soci) e quella di inizio novecento sempre iberica (in memoria di Mompou): questo aspetto caratterizza il trio con Barry Guy e Ramon Lopez in “Aurora” e “Morning glory” che si impongono per un debordante uso della creatività riversata in elementi che mediano in un più ampio range stilistico che comprende antico e moderno messi assieme e soprattutto che riveste quel carattere di “nazionalismo” che nel free jazz (anche quello più radicale) non è cosa che si trova tutti i giorni. Due dischi che potrebbero far parte dell’Ecm sound per via di quel gioco di dinamiche e di “nordicità” intrinseca nell’umore delle composizioni, ma a ben vedere con una dose ben evidenziata di retaggio iberico.
Il suo ultimo lavoro in tal senso “El laberint de la memoria“, in piano solo, può essere considerato il suo “romantic” concerto, perchè non solo si stacca dallo standard free oltranzista della sua discografia, ma anche perchè dimostra inequivocabilmente (con una registrazione che viene pubblicata nel momento artistico giusto) le doti compositive di un musicista completo, discreto nell’approccio, ma con una capacità di descrizione dei particolari che debbono risaltare in plurimi ascolti (così come bisogna osservare un ritratto di Joan Mirò, al quale Fernandez è legato non solo per riferimenti di stile, ma anche per essere il direttore della fondazione musicale ispirata al pittore spagnolo). “El laberint de la memoria” è notevolissimo, uno di quelli che doveva entrare nei dischi dell’anno passato (se l’avessi ascoltato in tempo utile!).
Discografia consigliata:
-Agusti Fernandez & Big Ensemble del Taller de Musics “Aura”, Taller 1991
-Agusti Fernandez & Evan Parker, Tempranillo, Nova Era 1996
-Evan Parker Electro Acustic Ensemble, Memory/Vision, Ecm 2003
-Agusti Fernandez Quartet, Lonely Woman, Taller/Sirulita 2004
-Agusti Fernandez & Mats Gustaffson, Critical Mass, Psi 2005
-Augusti Fernandez, Barry Guy, Ramon Lopez, Aurora, Maya Recordings 2006
-Fernandez, Guy, Lopez, Morning glory, Maya 2010

-El laberint de la memoria, Mbari 2011

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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.