Bang on a Can All Stars: Big Beautiful dark and scary

0
455
Source https://www.flickr.com/photos/jonhurd/8347911974/sizes/o/in/photolist-cnUrv7-dHFemo-dHFeoN-76pxt5-4DHAfi-8j4ghZ-cucRF5-cucQSU-cucSLJ-NzyhL/ Author https://www.flickr.com/photos/jonhurd, Creative Commons Attribution 2.0 Generic license. No change was made

 

New York è stata una patria molto condensata del minimalismo americano. Anche la seconda generazione dei minimalisti si è espressa concentrando le forze e le esperienze in un posto che difficilmente poteva essere sostituibile (si può solo avvicinare la Amsterdam europea): ma questa nuova generazione di compositori non era perfettamente allineata con la prima (che rivestiva caratteri di purezza teorica), ed era contemporaneamente frammentata. Negli anni novanta si costituì il cosiddetto post-minimalismo, intendendo con esso un ampliamento dello stampo minimale con altri elementi affini (cioè provenienti sempre dal mondo della classica) o completamente estranei (jazz e rock soprattutto), e il cosiddetto totalismo o massimalismo, che rispettava gli idiomi ripetitivi del minimalismo ma accrescendo la potenza e il numero degli esecutori. Nell’àmbito newyorchese coloro che appartenevano al primo giro descritto (Julia Wolfe, David Lang, Michael Gordon ed altri) si riunivano spesso in concerti chilometrici in cui conducevano o mettevano a disposizione le loro composizioni per esaltare il carattere di novità insito nelle proposte, tant’è che si riuscì anche a mettere su un film dedicato; quegli spettacoli prendevano il nome di Bang on Can festivals a cui poi facilmente ci si collegò per donare lo stesso nome anche ai musicisti e partecipanti. Oggi che con “Big beautiful dark and scary” si celebra il 25° anniversario della nascita di questo movimento che ha dato vita nel tempo anche ad una delle etichette discografiche americane con netto taglio stilistico minimalista (la Cantaloupe Music), i rappresentanti dei Bang on a Can attuali tirano fuori un nuovo doppio supporto dopo anni di meritato successo in quel campo che li ha portati a rappresentare alcune delle migliori versioni di brani di Eno e Reich. In linea generale bisogna essere onesti e sottolineare che spesso queste pseudo nuove avventure musicali assomigliavano a qualcosa che non aveva sempre a che fare con il massimo dell’impegno compositivo, e d’altronde il rischio insito nella ripetizione (anche strutturata) era ed è quello che qualora non ci siano forti idee alla base della composizione, difficilmente ne guadagna il prodotto finale che si assimila a qualcosa che si avvicina molto ad una sorta di “mainstream” classico.
La maturità del movimento artistico Bang on a Can si materializzò (…dopo tre live esplicativi della lora filosofia riportati su cd con brani composti tra la fine degli ottanta e l’inizio degli anni novanta) con il primo album di studio “Industry” del ’95 che conteneva anche due composizioni dell’olandese Louis Andriessen, minimalista dalle “maglie” allargate, da sempre vicino alla realtà newyorchese e considerato un mentore da questa generazione di musicisti americana. Il contestato “Lost Objects”, esperimento corale diviso tra lo spartiacque del Glass di “Einsten on the beach” e le istanze più classiciste era il risultato di una composizione scritta dall’asse portante del movimento (il solito trio Lang/Wolfe/Gordon); il successivo “Renegade” costituirà la miglior raccolta di espressioni colte dal gruppo in cui compaiono alcuni tra le cose migliori dei compositori presi a riferimento. A queste prove più concentrate sulla canonicità si aggiungeranno altre da un più vario sapore neutrale che coinvolgeranno il percussionista di Burma Kyaw Kyaw Naing e il clarinettista jazz Don Byron, nonchè le prove divise tra il divertente e un più serio ed urbano sottointendimento della realtà condivise con il disegnatore Ben Katchor, in un’allargamento evidente dei soggetti coinvolti grazie anche ad una maggiore diffusione del progetto (in Italia nascono i Sentieri Selvaggi) e ad esperienze discografiche che si arrichiscono di nuovi ed interessantissimi compositori. La prima parte di “Big Beatiful dark and scary” è al passo con le loro migliori produzioni, forte della title-track, composizione di Julia Wolfe scritta per l’attentato dell’11 settembre, “Sunray” di David Lang e “For Madeleine” di Michael Gordon, mentre nella seconda si abbassa l’interesse (le rielaborazioni di Nancarrow non colpiscono) se si eccettua la finale “Ridgeaway” di Kate Moore.
Gli attuali partecipanti della Bang on a Can All Stars sono:  Ashley Bathgate – Cello, Robert Black – Bass, Vicky Chow – Piano, David Cossin – Drums and Percussion, Mark Stewart – Guitars,Evan Ziporyn – Clarinets.

Discografia consigliata:
-Industry, Sony 1995
-Lost Objects, Teldec 1997
-Renegade Heaven, Cantaloupe 2001

Articolo precedenteKaija Saariaho: D’om Le Vrai Sens
Articolo successivoRobert Glasper Experiment: Black Radio
Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.