Alla fine degli anni sessanta i contrabbassisti jazz si trovano davanti ad un evidente ventaglio ampio di possibilità: da una parte c’era la voglia di esplorare (anche selvaggiamente) lo strumento (è la parte pìù votata alla musica colta e alla sperimentazione), dall’altra molti ritenevano più innovativo l’utilizzo del basso elettrico e qui ripiegavano (Steve Swallow