Leo Records

0
540
Source Own work Author Dmitry Rozhkov, Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported license. No change was made
 Leo Feigin, musicista russo trasferitosi in Inghilterra, fondò la Leo Records nel 1979 in uno dei momenti d’oro del jazz russo, quando il gruppo dei Ganelin Trio aveva costituito un ulteriore propaggine del free jazz europeo, che passava dal folk e dalla musica classica russa. Sebbene sia spesso considerata come la patria dei musicisti jazz “sperimentali” (da Newton Abbot sono passati in maniera stabile personaggi come Anthony Braxton, Sun Ra, Evan Parker, Cecil Taylor, etc.) la Leo, specie negli ultimi anni, ha distribuito in maniera più variegata il ventaglio di spinte ricevute dal free jazz, abbracciando anche le registrazioni di Ivo Perelman, Joelle Leandre, Satoko Fujii e istituendo delle divisioni al suo interno che sono un estrinsecazione del pensiero di Feigin: oltre alla Leo, abbiamo la Leo Lab, dedicata al laboratorio dei giovani avanguardisti che difficilmente otterrebbero una registrazione (di qui sono passati Satoko Fujii e Joe Morris), la Golden Years of new Jazz, dedita a vecchi cavalli di battaglia del free jazz registrati in casa Leo (Sun Ra, Braxton, John Tchicai, Art Ensemble of Chicago, etc.) e la FeetFirst Records dedicata a musicisti ritenuti eccellenti in una vasta piattaforma di stili jazzistici (una “severissima” raccolta che ad oggi comprende solo tre artisti)
Inoltre nell’intento di continuare a sostenere il giovane jazz russo di qualità si è reso disponibile per la distribuzione dei prodotti discografici della Long Arms Records, costituita sotto l’impulso di alcuni musicisti russi del suo catalogo (Sergey Kuryokhin, Nick Dmitriev and Dmitry Rezvan), dove è possibile trovare registrazioni di raccordo (cioè fatte in Russia o con musicisti russi) di Terry Riley, Peter Brotzman, Charles Gayle, David Moss, etc.
La straordinarietà di Leo Feigin è quella di condurre questo lavoro con un approccio totalmente contrario a quelle delle major discografiche e facendo praticamente tutto da solo: produzione degli artisti, mantenimento delle sale di incisione, rapporti con la stampa, organizzazione degli eventi discografici (media di circa 40 nuove incisioni all’anno), contabilità, fatture e distribuzione dei prodotti passano tutte dalle sue mani; questo è possibile anche alla politica di non mettere sotto contratto i musicisti/compositori, dandogli solo la possibilità di registrare liberamente.

E’ per me stato un onore essere in contatto con lui, alla luce del sostegno che imperterrito ha dato ad una musica ritenuta ostica e che si è sempre rivolta ad un pubblico limitato, ma che oramai ha già cinquant’anni di storia.

 

Articolo precedenteIl Chromodal di provenienza iraniana
Articolo successivoArmozo
Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.