Nella documentazione dell’attività concertistica del pianista Nobu Stowe mi ero già imbattuto (grazie alla sua disponibilità) nell’episodio del Roulette Concerto tenutosi nel settembre del 2010 e pur avendo carpito la bellezza del lavoro in questione, mi interrogavo sulla qualità delle registrazioni che mi sembravano, purtroppo, di bassa qualità. Smentendomi inesorabilmente, il lavoro produttivo di Centazzo toglie ogni dubbio al riguardo, poichè il live viene “tirato” a nuovo in questa pubblicazione ufficiale per la Ictus, con la giusta esaltazione degli strumenti e il rispetto della fedeltà del progetto che vede impegnato il pianista americano (da poco trasferitosi a S.Diego) e i suoi abituali partners che compongono il gruppo chiamato Confusion Bleue: Ross Bonadonna (chitarra, sax e clarinetto basso in alternativa a Minasi e Siwula, autori di precedenti incisioni), Lee Pembleton (suoni al sintetizzatore), Ray Sage (batteria) con la partecipazione occasionale di Chris Kelsey al sax soprano.
Il “Roulette concert” è realmente una rivelazione: nell’applicazione dei principi dell’improvvisazione “totale” (che in queste pagine avrete più volte notato come citazione), il gruppo si intona sùbito nella più libera interpretazione musicale in una sorta di “allucinazione” sonora, dove le caratteristiche del pianista e delle sue relazioni con i restanti membri, nel rispetto della formulazione della proposta (di cui in passato ho ampiamente delineato i contorni nella recensione/profilo di Stowe, Confusion Bleue)* ci introducono in un viaggio misterioso e fitto, fatto di materia musicale che organicamente risulta cangiante, aspro e toccante al tempo stesso, con lunghe suites guidate da Stowe, dove ciascuno improvvisa per proprio conto in una specie di “selva” oscura dove la tonalità assume particolari connotati di “scontro” con l’improvvisazione (con Stowe che si produce spesso in passaggi pianistici melodici a fronte di impulsi “free” atonali rilasciati dai suoi partners). In queste lunghe “perdite di memoria” potrete ascoltare sprazzi di jazz che vanno da Cecil Taylor a Keith Jarrett, disordinate e caotiche incursioni free tra Ornette Coleman e le atmosfere di un gruppo di jazz-rock “progressivo”: un concerto prezioso che può essere tranquillamente inserito nella discografia migliore del gruppo americano.
L'”East Side Banquet” che vede oltre ai partecipanti richiamati all’inizio dell’articolo, anche Lisle Ellis (al contrabbasso) e Brian Groder (tromba), è un disco di studio successivo al Roulette Concert (risale al Luglio del 2011), che, pur mantenendo le caratteristiche improvvisative di base del suono del gruppo, risente in maniera più evidente di un certo dualismo tra Stowe e Groder. L’uso aggiunto del Fender Rhodes e della tromba in funzione lirica, proietta il “free” della formazione verso episodi che richiamano le atmosfere meravigliosamente algide del jazz-rock di Miles Davis (specie in “Mouvement II e III”) e la delicatezza dell’impianto stilistico di Jarrett e Bley (“Mouvement VI”), ma certamente la tenerezza mista all’ombrosità che emerge dagli assoli di Stowe, Groder e Bonadonna è qualcosa che va oltre la professionalità dei musicisti, un quid aggiuntivo che non è udibile in giro con tanta facilità. La melodicità è il fattore dissonante che caratterizza lo stile di Stowe, poichè si inserisce in una naturale struttura dove dovrebbe essere bandita l’armonia; questa melodicità largamente ricercata ed inserita nel proprio background formativo si configura purtroppo anche come elemento di disturbo nell’ascolto effettuato da molti appassionati “avanzati” di jazz, che non gradiscono l’inserimento della melodia popolare nell’àmbito dell’economia complessiva del free jazz: è chiaro che tutta l’attività del gruppo di Stowe sta cercando di scardinare questo pregiudizio.