Yann Robin: Vulcano, Art of Metal I, III

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Il vulcano come fonte di ispirazione non è una novità: in tutti i generi musicali si sono avute in passato molte interpretazioni della potenza anatomica dello stesso e dei fenomeni collegati (lava, terremoti, etc.) e spesso si è anche voluto erigere un significato di vita che andasse oltre la fantasiosa riproduzione artistica. Il compositore Yann Robin è lo spettatore commentante che si occupa di dare un senso alla considerazione fatta prima: “Vulcano”, composizione orchestrale per 29 musicisti, tira fuori tutto il meglio della storia orchestrale partendo dagli ostinati di Stravinsky nel Sacrè du printemps, passando per Leifs e per la sua splendida rivisitazione di “Hekla”, fino ad arrivare alla saturazione degli strumenti di oggi. La configurazione del “vulcano” di Robin non è solo la ricerca di ottenere tramite la  musica una simulazione dei “suoni” del cratere, quanto quella, molto più profonda, di evidenziare un’anima dello stesso, che ci permetta di ben comprendere la nostra limitatezza di uomini: in questo splendido viaggio misterioso, basato su una piena condivisione della contemporaneità strumentale, si avverte in ogni momento la potenziale potenza distruttrice insita in un fenomeno, che pur essendo sotto controllo, è sempre una minaccia per intere generazioni di uomini.  Ma questo pericolo non dev’essere preso in senso limitativo, ma dev’essere elemento di costruzione di un futuro più consapevole: la scrittura di “Vulcano” è perfetta, con gli strumenti che si inerpicano in evoluzioni ardite piene di raffigurazioni simboliche (la colata lavica, il turbinio dei movimenti della crosta terrestra, le ondate di fumo etc.); un lavoro ben lontano dall’accademico incedere che spesso pervade i lavori di molta musica contemporanea, così come della stessa pasta sono  due dei tre cicli musicali dedicati all’arte del metallo e qui rappresentati sempre con l’orchestra che viene messa dinanzi ad un clarinetto contrabbasso di metallo, uno strumento speciale e particolarissimo costruito appositamente per Alain Billard, specialista di queste nuove tipologie di fiati giganti (lo potete ascoltare nel disco “Furia” di Cembo in “Décomprès”, alle prese con un esperimento con electronics alla tuba): se è possibile affermare che anche Robin abbia una propensione forte ai recenti movimenti francesi rivolti alla saturazione orchestrale, è anche vero che la volontà di restituire una voce alle componenti metalliche degli strumenti e nello specifico a questo gigantesco aggeggio (clarinetto contrabbasso), dimostra la voglia che c’è nelle nuove generazioni di compositori di avventurarsi nei toni bassi della composizione: in questo senso la distanza rispetto ad operazioni fatte ad esempio nel jazz, dalle più antiche di Braxton a quelle più recenti di Stetson, si è annullata. Le due registrazioni dedicate, mettono in luce la precisione millimetrica dei musicisti dell’Ensemble Intercontemporain, nel sostenere il faticoso sforzo di Billard e la bravura della Malkki nel coordinare le difficili operazioni; inoltre si evidenzia la preparazione raggiunta dal compositore e dai suoi collaboratori nell’utilizzo dalla tecnologia, a supporto di un miglioramento della spazialità della proposta: in “Art of Metal III” viene usato il software OMax che permette di calibrare automaticamente l’amplificazione dei suoni rimettendoli nei parametri ideali d’ascolto.

 

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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.