Lei Liang: Verge – Tremors of a memory chord

0
575
 
L’approccio di Lei Liang alla musica contemporanea è strabiliante: chiarita una volta per tutte la sua non appartenenza a quella categoria di compositori che fa uso della tradizione in maniera troppo semplicistica (così come ben descritto nelle note interne del cd), Liang utilizza nella sua musica il “ricordo” della sua terra che egli trova in maniera imaginifica nei suoni che gli sono rimasti impressi nella memoria prima del suo trasferimento negli Stati Uniti. Si tratta di suoni memorizzati in qualche parte della sua mente che si ripresentano al momento giusto in sede di composizione e coinvolgono tutti gli strumenti utilizzati, ma che sono contestualizzati in un apparato “moderno”: non so in quanti dalla sua nativa Cina abbiano saputo produrre un risultato così speciale, forse Chou Wen-chung potrebbe essere il suo naturale predecessore, sta di fatto che queste quattro composizioni recenti incise su Naxos R., confermano quel concetto di “totalità” musicale che spinge la tradizione orientale (in specie quella cinese, giapponese e mongola) ad accogliere le regole tecniche della contemporaneità. Durante i brani si osservano pause critiche e dinamicità, gli strumenti singolarmente cercano di “vivere” la rappresentazione, e il risultato complessivo lascia quella gradevole sensazione che spesso è difficile trovare in molta musica contemporanea.
Verge” impegna 18 solisti a corde in maniera diversa dove l’uso disgiunto di essi è magnificamente strutturato: lo sfondo è quasi “cosmico”, dà luogo ad una sensazione di viaggio ignoto in cui si riconosce ogni tanto una stella cometa (un accenno di una melodia mongola), l’impasto dei violini a tratti è acido e violento, in altri enuclea situazioni orchestrali ricchissime di dinamica che sono nella migliore tradizione della contemporaneità (Magnus Lindberg ne diresse una registrazione con la filarmonica di New York). Un brano che probabilmente cerca di sondare i confini della purezza della eterofonia mongola dinanzi alle teorie dell’avanguardia americana.
Aural Hypothesis“, dedicata a Chou Wen-chung, è un tentativo di rappresentazione delle sensazioni della calligrafia cinese: composizione per flauto, clarinetto, violino, cello, piano e vibrafono, dimostra la creatività di Liang che costruisce una tessitura “spaziale”, quasi spettralista nella sostanza, in cui si alternano momenti in cui si gode del rapporto tra spazi uditivi e silenziosi e del clima misterioso. La performance del Calilithumpian Consort diretta da Stephen Drury assicura una perfezione quasi maniacale del brano.
Five seasons“, per pipa and string quartet, effettua un’operazione di simulazione musicale verso alcuni elementi della natura correlati alle stagioni (son cinque per via dello changxia, una fase transizionale tra l’estate e l’autunno che si lega idealmente alla “terra”): come nello stile di Lei, il punto forte del brano di circa 17 minuti sono le soluzioni e la texture: dai pizzicati in divenire dinamico che sembrano simulare gli sgorghi dell’acqua ai fantasmi giovanili delle “cicale” di Beijing, l’attacco percussivo del quartetto evoca Bartok e Cage e la parte finale è totalmente nelle mani della pipa di Wu Man, una icona nell’esecuzione dello strumento (una sorta di liuto a quattro corde quasi senza manico) che grazie all’operato di molti compositori orientali (Tan Dun, Bright Sheng, Bun Ching-Lam, etc.) e di alcuni occidentali votati al minimalismo e alla cultura orientale (Terry Riley, Philip Glass, Carl Stone, etc.) ha conquistato una sua forte autonomia nel campo della musica contemporanea degli ultimi trent’anni.

Tremors of a memory chord“, per piano e grande orchestra cinese, è un lungo pezzo composito in cui si rifanno pressanti i riferimenti di tipo tradizionale: il pianoforte (Pi-hsien Chen in prèmiere mondiale) si inerpica per molti minuti in una condensazione di essi con la tecnica occidentale, ha una tensione cinematografica ma anche una sua intrinseca godibilità: è una contrapposizione suonata ai toni alti o bassi del piano evocatrice del “tremore contemporaneo” espressione di un ricordo sonoro della fanciulezza, che si contrappone alla pragmaticità degli strumenti orchestrali cinesi (lun, yao, pipa, guzheng, percussioni).

La Naxos ha pubblicato nel suo sito questo mia recensione tradotta in inglese.
Vedi Lei Liang – Percorsi Musicali

Articolo precedenteMusica contemporanea e tradizione popolare
Articolo successivoLe nuove raccolte di Giuseppe Perna
Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.