Controtempo: la quarta edizione della rassegna dell’Accademia di Francia

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Particolarmente interessante si è dimostrata questa quarta edizione del festival di musica contemporanea, svoltasi nella usuale cornice di Villa Medici in cui risiede l’Accademia di Francia a Roma: “Controtempo”, pur nella giovane edizione, sta diventando già un appuntamento importante nell’àmbito dei festival organizzati nella nostra penisola ed il merito sta nelle mani del suo direttore artistico, il compositore Yann Robin, che ha saputo scegliere temi interessanti, di richiamo, in linea con le nuove impostazioni che la musica “contemporanea” sta prendendo: gli omaggi agli scomparsi Fausto Romitelli (nella rassegna dello scorso anno) e a Jonathan Harvey (quest’anno) sono episodi che si inquadrano nel più ampio raggio tematico che ha come obiettivo il coniugare la bellezza estetica ed emotiva dei brani con il loro carattere didattico. La quarta edizione è stata dedicata al canto, visto nelle sue dimensioni moderne, alla luce dei grandi sconvolgimenti degli ultimi settanta anni: la serata a cui ho assistito è stata quella del 13 febbraio in cui sono state scelte composizioni in tema che mostrassero i recenti sviluppi della vocalità alla luce delle modifiche apportate in campi trasversalmente incrociati come quello del teatro o della nuova opera: l’eterogenea selezione conteneva uno degli avamposti storici dell’argomento, ossia il “Thema – Omaggio a Joyce” di Luciano Berio, che nel lontano 1958 costruiva uno dei primi “schiaffi” al canto inteso in senso tradizionale, insinuando un nuovo rapporto tra quello della vocalità e quello onomatopeico del testo che da allora dovrà fare i conti con le manipolazioni su nastri; così come può considerarsi splendida materia di aggiornamento, il bestsellers di Harvey “Mortuos Plango, Vivos Voco“, in cui la particolare vocalità sottostante (filtrata con l’inesorabilità delle campane) ci trasportava in una sorta di confessionale, ci introduceva in una richiesta di “verbalizzazione” degli immensi interrogativi della nostra anima: in un acustica perfetta e con la visuale di un palco senza strumentisti dove l’ambiente è ricreato atmosfericamente in un semi-buio composto da soli lampioncini, il brano di Harvey indiscutibilmente fa molta presa nell’audience. Accanto a questi due colossi della musica contemporanea vengono inserite le composizioni di Tristan Murail (“La barque mystique“) e di Ivan Fedele (“Immagini da Escher“), opere invero strumentali che si riportano indirettamente al tema del canto: con molta competenza il collettivo del Divertimento Ensemble diretto da Sandro Gorli, ci proietta in queste due rappresentazioni di raccordo con gli altri due pezzi forti del concerto: il “Lamento” del compositore Franck Bedrossian diventa in assoluto l’highlight della serata con la soprano Donatienne Michel-Dansac che ne dà una magistrale interpretazione: la composizione è sicuramente una delle più recenti e migliori scritture per voce ed electronics, dove di fronte alla mancanza dell’aspetto scenico siamo compensati da un campionario formidabile di sussulti, gemiti, bisbigli incrociati con improvvise esaltazioni dinamiche della voce.
La francese è probabilmente uno dei veicoli perfetti per i compositori che si cimentano nella nuova progettazione dell’arte vocale: il lavoro importantissimo fatto con Aperghis in “Contretemps” o ancor di più in “Avis de tempete” o anche quello con Romitelli nel suo “Index of metals”, dimostrano il fascino che questa evoluzione del canto può donare anche aldilà del “pericoloso” ristagno accademico: se qualcuno in sala avesse provato a chiudere gli occhi durante l’esibizione, probabilmente si sarebbe trovato di fronte ad un canto dell’Inferno di Dante dove le anime discutevano della loro condizione: un evidente contrasto “visivo” rispetto al candore delle sembianze della cantante. Donatienne è stata anche protagonista del finale costituito dalla saga delle “Folk songs” di Berio, di cui ne tira fuori una versione quasi avantgarde rispetta a quella storica e angelicamente popolare della Barberian.

Note:
nella foto sono assieme Yann Robin nell’intervallo del concerto.

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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.