Ricordo che fui molto dispiaciuto per il fatto di non poter assistere a tutti e tre i giorni della manifestazione JapzItaly a favore dei bambini sorpresi dalla catastrofe giapponese del marzo 2011, svoltasi a Milano a Maggio del 2012: una delle cose più eccitanti che io persi fu l’esibizione di questo inedito trio composto da Andrea Centazzo, Akira Sakata e Kjioto Fujiwara che produsse questo “Bridge“, un ottimo ripasso a livello musicale della migliore stagione free (a cui Centazzo e Sakata specialmente parteciparono in maniera eclettica e “regionale”) che doveva contribuire a dare un significativo aiuto alle popolazioni tramite l’idea figurativa di questo “ponte” steso simbolicamente a loro protezione. E’ questo infatti lo scopo implicito dei cinque movimenti della composizione in cui si possono metaforicamente distinguere tutte le fasi “umane” delle vicende.
Bridge #1 consuma l’impatto dei musicisti di fronte alla catastrofe: Centazzo stende un tappeto dinamico di percussioni che vogliono incutere disordine e discernimento, Fujiwara snocciola note di basso in maniera continua che risuonano come bombe, Sakata è la voce dei bambini e degli adulti straziati dall’avvenimento.
Bridge #2, che comincia con dei gongs e tanto influsso orientale, è una presa di coscienza della situazione. Fujiwara usa l’arco, Centazzo crea le atmosfere e Sakata indica il percorso di dispersione.
In Bridge #3, i tre contano le perdite: le esplosioni di scala di Sakata sono accompagnate da un drumming nuovamente minaccioso: c’è ancora molta paura, gli schizzi “free” navigano in acque agitate.
Bridge #4, note di contrabbasso sghembe, splendidi impasti di percussioni e la vocalità tra Giappone e Mongolia di Sakata ci introducono ad una sorta di “amara” constatazione della realtà vista nell’ottica del pensiero orientale: è un grido, un lamento che svuota le viscere della rabbia e dell’impotenza dell’uomo.
Bridge #5 sembra il riassunto di questo evento: un sax dinamico e descrittivo con l’apporto di ritmica in uno stile vagamente post-bop effettuano il resoconto delle vicende e vi chiedono contestualmente di dare un aiuto a queste sfortunate popolazioni.
Se non sbaglio il progetto di raccolta fondi non si è mai chiuso, perciò se avete ancora voglia di aderire fareste una doppia buona azione: comprereste qualcosa che solleva un pò la fatica dei giapponesi e contemporaneamente avreste nelle mani un ottimo cd di musica.