Nell’articolo “Non linearità e segno grafico” apparso sulla rivista Musica Domani[1] vengono descritti alcuni esercizi grazie ai quali evidenziamo la relazione fra improvvisazione e grafia, relazione che poggia sul valore che il segno grafico assume nell’esprimere contenuti musicali invarianti.
Uno di essi in particolare, l’esercizio della Scrittura Lineare e Non Lineare del suono, ci consente di “trascrivere” graficamente un fenomeno sonoro secondo le sue caratteristiche “narrative” fondamentali (gli elementi lineari) e secondo le sue invarianze principali (gli elementi non lineari).
Questo articolo dunque intende descrivere un modo di ascoltare la musica particolare, che non ha lo scopo di ricevere passivamente il fenomeno sonoro e di trascriverlo in notazione musicale, operazione questa che ha fondamentalmente lo scopo di fissare un contenuto musicale e renderlo disponibile per ulteriori esecuzioni. L’ascolto coinvolto nella scrittura lineare e non lineare del suono è un ascolto attivo, il risultato grafico che si ottiene è di nuovo un’operazione creativa. La “partitura” che si ottiene facendo l’esercizio non è una tradizionale partitura utile per essere rieseguita[2] ma è uno strumento di studio e di comprensione del suono e della musica. Il valore di questo esercizio è fondamentale per lo studio dell’improvvisazione dal momento che il musicista improvvisa nella consapevolezza degli elementi lineari e non lineari del suono, la scrittura ci aiuta nell’individuazione di questi elementi e nella loro indagine. Una qualsiasi altra persona probabilmente ascolterebbe contenuti diversi oppure li scriverebbe diversamente da come ho fatto, ciò significa che nell’atto di comprendere un fenomeno musicale abbiamo un buon margine per ascoltare cose differenti e magari di comprendere cose differenti. In breve, la scrittura è un mezzo creativo di indagine della musica che si avvale dell’ascolto musicale per individuare elementi lineari e non lineari in essa presenti.
Infine, la nostra storia musicale ci dice chiaramente come dobbiamo fare per “fermare” i contenuti musicali lineari, e il sistema notazionale standard è uno dei sistemi migliori. La nostra storia musicale non ci dice altrettanto bene come possiamo scrivere le invarianze musicali. Eppure queste svolgono un ruolo fondamentale nel nostro modo di ascoltare e comprendere la musica. In particolare esse sono importanti per il musicista che improvvisa, dal momento che le invarianze si percepiscono grazie all’ascolto cumulativo, ascolto che basandosi sul tempo verticale è fondamentale nel processo dell’improvvisazione[3].
Di seguito mostrerò la realizzazione di questo esercizio che personalmente ho fatto durante l’ascolto di una improvvisazione eseguita dal pianista Tonino Miano[4] a New York.
Tonino Miano mi aveva inviato la registrazione e mi aveva chiesto un parere complessivo sulla sua improvvisazione. A quel punto ho deciso di fare esercizio di scrittura, direttamente al primo ascolto. Il risultato è il seguente, in due fogli.
Con la china nera ho scritto gli elementi lineari mentre con la matita blu ho sottolineato i momenti in cui gli elementi non lineari erano particolarmente evidenti. La scrittura degli elementi lineari avviene durante l’esecuzione del brano e richiede una puntuale attenzione. La scrittura degli elementi non lineari richiede più tempo dal momento che il segno grafico condensa una porzione temporale maggiore. La scrittura delle invarianze possiamo farla anche successivamente in modo più accurato, magari dopo ascolti ripetuti del brano. Io ho deciso di appuntare gli elementi di invarianza durante l’esecuzione del brano; il risultato sono segni grafici elementari che sostanzialmente evidenziano i momenti di particolare interesse dal punto di vista non lineare ma che non hanno un grande carico espressivo. Le due principali grafie non lineari sono quella di forma rettangolare (parallelogramma) e ovale.
L’uso che ho fatto delle due figure geometriche vuole dar ragione di due situazioni modulari leggermente differenti. L’individuazione di una caratteristica non lineare determina un modulo musicale che abbraccia una data porzione temporale. Il segno grafico copre (si sovrappone) a questa porzione temporale e individua quindi un modulo, ovvero una porzione di brano con una forte valenza non lineare. Il parallelogramma ha i contorni lineari e ha angoli. La figura ovoidale ha contorni curvi e non presenta angoli. Le caratteristiche non lineari dei moduli corrispettivi sono differenti. Le loro caratteristiche di invarianza non si possono elencare nel dettaglio dopo un primo ascolto. Possiamo in modo generale descrivere alcune differenze fondamentali fra i due moduli. I moduli corrispondenti al parallelogramma hanno al loro interno elementi musicali che presentano l’invarianza musicale molto nettamente, il procedere dell’ascolto non fa altro che confermare la presenza di questa invarianza. Gli elementi non lineari quindi si pongono nella loro chiarezza e determinazione. Anche la fine del modulo è chiara e la scomparsa dell’invarianza.
Ad esempio, l’insistenza sul re naturale, la sua ripetizione e la gravitazione armonica e articolatoria intorno a questa nota all’inizio dell’improvvisazione è molto chiara.
La semibreve con la freccia accanto
è appunto questa nota-pernio la cui presenza si estende nel tempo confermando ogni volta il suo ruolo nella costruzione musicale di quella porzione temporale. Contemporaneamente si sentono bicordi e accordi che strutturano la dimensione lineare del tempo, insieme a qualche suono puntiforme.
La fine del modulo è molto netta. Ad una pausa segue uno svolazzo melodico veloce e nervoso che graficamente è stato scritto come una serie di suoni-punto.
L’individuazione di un altra porzione modulare del tempo non è avvenuta rapidamente come nel caso precedente (graficamente il parallelogramma è in corrispondenza della semibreve). La percezione dell’invarianza era legata alla fragilità della scelta melodica, così veloce, nervosa e breve. L’uso delle pause rompevano all’inizio la continuità. Ma proprio questi silenzi sono diventati l’elemento di aggregazione delle folate melodiche, dopo pochi secondi era chiaro che si stava aprendo un nuovo modulo e l’articolazione melodica era l’invarianza fondamentale di tale modulo. Al suo interno questo modulo ha avuto un’evoluzione.
Con le frecce rosse ho evidenziato il percorso sotterraneo che ha compiuto l’idea accordale (cluster) dal momento della sua comparsa fino alla sua “dichiarazione” finale. L’elemento accordale contamina lo sviluppo melodico e inserisce progressivamente un figura ritmica di questo tipo.
Contemporaneamente dal grave si sposta verso l’acuto fino alla chiara esposizione delle ottave. L’uso della figura ovale in blu è dovuto sostanzialmente al fatto che l’elemento accordale è un’invarianza che si manifesta progressivamente (non in modo netto) e si percepisce la forte dipendenza dallo sviluppo lineare. Essa nasce come contrasto alla forte linearità melodica, cerca di contaminarla e poi si afferma come una nuova idea di invarianza. Le ottave finali difatti generano un nuovo modulo di block chords che sintetizzano sia l’esigenza melodica nervosa e veloce che lo spessore sonoro accordale (intorno ai 3’12”).
Da notare di nuovo come sia chiara l’entrata a 4’18” del nuovo modulo (frutto peraltro della confluenza del passaggio precedente). Il modulo è evidente anche se ritmicamente deve maturare, cosa che avviene pochi istanti dopo e che ho segnato graficamente con delle linee verticali.
La parte conclusiva del brano è una progressiva ascensione verso la parte acuta dello spazio sonoro e una progressiva disgregazione ritmica. Dal punto di vista non lineare sono riuscito a fermare soltanto la parte finale, con l’ovale che circoscrive l’intreccio melodico-floreale. Il tocco brillante e la scelta armonica luminosa e trasparente determinano nell’ascoltatore la percezione di un’invarianza che progressivamente lascia spazio (suono) al silenzio.
Quella di Tonino Miano è un’improvvisazione pianistica molto complessa, raramente in circa sei minuti e trenta secondi si riescono ad aprire così tanti moduli e quindi a generare così numerose invarianze. Ciò che sorprende è la costante fluidità del discorso musicale e il continuo cambio di prospettiva (un passaggio di prospettiva) dovuti rispettivamente ad un uso sapiente degli elementi lineari e al cambio di invarianze. Il risultato è un tipo di musica “metastilistica” o “transtilistica” in cui ogni idea musicale (molecola melodica, elemento ritmico, armonico o timbrico) viene esposta secondo la propria natura stilistica e poi fatta oggetto di manipolazione durante il processo stesso dell’improvvisare. Il risultato è la trasformazione di parametri musicali e la migrazione di significati musicali verso regni semantici eterogenei con la conseguente riattualizzazione del senso musicale.
L’esercizio della Scrittura Lineare e Non Lineare del suono ha lo scopo di fermare in modo rapido e istintivo i contenuti lineari e non lineari della musica. Questa pratica prelude allo studio consapevole delle tecniche fondamentali dell’improvvisazione. E’ importante ascoltare la musica in modo lineare, seguendone il discorso e la narrazione, e in modo non lineare, percependo le invarianze musicali, la loro permanenza e il loro cambiamento. Quando un musicista improvvisa mette in atto entrambi gli ascolti in un continuo movimento all’interno dello spazio sonoro, in un continuo movimento fra temporalità dinamiche e statiche.
[1] “Non linearità e segno grafico”, Musica Domani, Trimestrale di cultura e pedagogia musicale, Organo della Società Italiana per l’Educazione Musicale, n. 164-165, Settembre-Dicembre 2012, EDT
[2] Chiunque voglia tentarne un’esecuzione può farlo ma con la consapevolezza che non sussiste nessun rapporto di significazione fra l’originale improvvisazione di Tonino Miano e la scrittura grafica dell’esercizio. Se vogliamo parlare di rapporto lo dobbiamo fare nell’ambito della genesi del segno grafico che la scrittura compie grazie all’ascolto musicale e all’individuazione delle invarianze musicali ma non di significazione nel senso del segno/significato.
[3] Per una discussione delle nozioni di ascolto cumulativo e di tempo verticale si veda J. Kramer, The time of music. New meanings, new temporalities, new listening strategies. New York, Schirmer, 1988
[4] Tonino Miano, pianista/compositore siciliano residente a New York dal 1993. il suo lavoro predilige un approccio multilinguistico nella pianificazione quanto nell’esecuzione (www.impressusrecords.com)
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