Dobrinka Tabakova: String paths

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Muziek Centrum Nederland Tabakova, Dobrinka foto: Co Broerse, https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/, no change was made
La mia prima conoscenza musicale con Dobrinka Tabakova, compositrice di origine bulgara ma naturalizzata inglese, fu nella raccolta di brani della pianista cinese Evelyn Chang che inserì il suo “Nocturne and Modétudes” di fianco a brani di Scriabin, Ma-Shui Long e Desyatnikov nel solco di un interesse evidente per i raccordi con l’Oriente (“Poets from the East”), dandomi già un primo sussulto in quella segmentata sequenza di brevi studi pianistici effettuati nei territori di uno dei più sottovalutati settori della musica, quello della modalità e della sua armonizzazione; ora finalmente la Ecm Records New Series le permette di incidere il suo primo cd che viene impostato però sulle dinamiche dei classici strumenti a corda, presi nella loro unitarietà, nel loro modo di incrociarsi e dialogare: “String Paths” raccoglie 5 composizioni rappresentative del suo repertorio in cui la stessa si è adoperata per soddisfare le esigenze di alcuni musicisti particolarmente interessati ad aggiornare in maniera seria il repertorio relativo, che per questi strumenti sembra sia stato negli ultimi tempi un pò danneggiato da componimenti poco inclini a rinverdire l’importanza delle opere del passato e nasce soprattutto per valorizzare le qualità di alcuni suoi stretti collaboratori: il violinista Roman Mints, la violinista Janine Jensen e il violista Maxim Rysanov. In “String Paths” vengono confermati i miei presentimenti e si scopre una meravigliosa compositrice che, pur non nascondendo il suo debito con la storia, è in grado di sottolineare alcune clausole di espressività che oggi fanno fatica ad emergere dal mondo compositivo (specie quello giovanile, Dobrinka è del 1980): la caratteristica principale della Tabakova, peraltro fortemente voluta dalla stessa, è quella sorta di capacità cinematografica della musica, che vuole essere descrittiva delle immagini, che si avvicini alla riproduzione di quello che un pò succede nelle arti visuali(1) ; è uso comune e corretto trovare un’ampia letteratura di compositori dediti al soundtracks dai risultati avvilenti, voi mi direte, ma fareste bene con la Tabakova a dimenticarvi di questo concetto, perchè la compositrice riesce a fornire immagini vivide senza ricorrere al “trucco”: qui siamo di fronte ad una composizione impegnata, direi anche abbastanza non comune dal punto di vista dell’originalità, che mette insieme almeno due elementi chiari nella direzione verso gli strumenti a corde: da una parte la dolcezza romantica alla Schubert e dall’altra l’evidente respiro “minimalistico” che risulta essere equamente diviso tra quello americano (un certo tipo di ripetizioni alla Adams, Sollima, etc.) e quello nord-europeo (il riferimento più sincero è alle trame sinfoniche del compositore Kancheli): ne viene fuori quindi qualcosa che sfida le leggi del tempo così come dimostrato in “Insight“, nel “Concerto for cello and strings” e nel movimento centrale di “Suite in old style” (in cui l’artista propone una sua rielaborazione delle tematiche della musica barocca con il riferimento specifico fatto a Jean-Philippe Rameau nelle note interne, in una edulcorata battuta di caccia) che ne coglie il suo stile senza barriere ideologiche, imperniato totalmente verso l’osservazione umana e la capacità di replicare i sentimenti più vicini al cuore. E’ quindi un tessuto di relativa semplicità strumentale che pervade l’opera della Tabakova, di quei percorsi intesi a rivalutare, con un forte appiglio nell’espressività compositiva, il meglio da quello che la storia musicale ci ha consegnato, quello che cerca di arrivare subito, con rapidità, all’emotività (Dobrinka cita come opere fondamentali della sua preparazione la collezione di Brahms e Schubert di suo padre, le opere di Respighi, la terza sinfonia di Kancheli, il Canticle of the Sun della Gubaidulina, La Nativitè du Seigneur di Messiaen) e non c’è dubbio che quel gioco di “strings” fatto di estasi, suspence e determinatezza così ben realizzato in “Such different paths“, sia un lodevole soccorso in un momento in cui regna sovrana la confusione in ciò che le nuove ed improbabili elaborazioni delle tecniche possono decifrare (2).
Note:
(1) un’altra compositrice dall’altra parte dell’Oceano che mi sentirei di affiancare è l’americana  Mary Ellen Childs, di cui vi consiglio il suo ultimo splendido “Wreck”)
(2) la Tabakova può essere ascoltata anche in una composizione religiosa all’organo “Praise” nella raccolta Hyperion “The English Anthem, vol.8”.
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.