Hyper Klang (Das Klang eben anders)

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Non l’avevo detto…..
 

Hyper Klang

 (Das Klang eben anders)

 

La potenza che presiede ogni atto generativo, tutto governa.
(Lucrezio)
I.
In un mio recente articolo si è discusso, tra le altre cose, della possibilità, o, impossibilità di comprensione del fenomeno acustico – che non vuol dire necessariamente musica (per intendersi) – e di come questo possa essere recepito, con l’urgenza di una nuova espressività da liberare. Perciò, che tipo di comprensione? Fisica, acusticamente fuori controllo: come l’essere investiti da forze, da blocchi immani d’energia vibratoria o da una minima densità di forza (ciò che differisce è la sola intensità) che si propaga allo stesso modo nello spazio acustico. Acustica, e spazio (volumetria sonora) energia e masse, una ‘grande dispersione di energia’, il suono in costante squilibrio, una continua «sovraesposizione» sonora; e quale espressività? Una timbrica strumentale ricavata dalla purezza della difettosità degli strumenti musicali, dei materiali scelti – intessuti d’armoniche naturali -, degli “attrezzi” utilizzati – soltanto quel che i materiali richiedono -; il risultato, direi, di una timbrica:
-polverizzata
-smerigliata
-irradiata
-filtrata
-calcinata
-denaturata
-scarnificata
-scorticata
-liscia
II.
Unamaterialità estrema quindi, dall’originaria e liquida forma che diviene materia grezza, torchiata, fatta di estreme proporzioni: una consistenza sonora di minimo o massimo spessore. Il suono: come in ‘rilievo’, la pelle della musica, questo è ciò che interessa, la facoltà di vivere una musica nei nervi e nelle viscere che l’hanno creata; ma per far questo c’è bisogno di una ‘crisi’ – di «nuove idee antistoriche»come attraversarla? E quanta parte deve essercene perché la cosa esista? Una volta liquidata la storia c’è solo più da pensare alle proprie intuizioni…; un obbligo: ‘reinventare il suono e la musica stessa’. (…) C’è sempre bisogno di avanguardia, dall’etimo: «prima della guardia», di un’avanguardia militante, e per ottenere questo c’è naturalmente bisogno di un varco. Si ha un dovere – “oggi” più che in passato – ed è quello di aprire un varco perché una musica sussista. Sono più di vent’anni che si vive in retroguardia! Cosa si teme? «Essere un musicista è facile, ma avere coraggio è difficile».
Simone Santi Gubini
(Graz, 19/6/2013)
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Simone Santi Gubini è particolarmente interessato ad un musica come esperienza fisica intensa, ad una musica come richiesta da soddisfare. Utilizzando sviluppi altamente testuali, ambiguità estrema e toni sovraesposti, il compositore crea un massimo contrasto in ogni parametro musicale ed un'esplosione di relazioni in continuo mutamento per plasmarne di nuove, costringendo la percezione consolidata a rompersi definitivamente. La brutalità del volume e l'implacabile intensità musicale richiedono una grande forza fisica dell'esecutore, uno stato di controllo assoluto e perdita dello stesso. Il corpo degli strumenti media l'enorme rilascio di suono sul pubblico, un'improvvisa accelerazione dell'impatto sonoro nota come shock. Shock come esperienza musicale definitiva.