La copertina di “Continuum” ci fornisce un’immagine di una triplice struttura metallica in rilievo su uno sfondo panoramico completamente grigio. All’interno del cd la stessa foto è specularmente riportata con la prospettiva a sinistra ma con tonalità accese di rosa. Bene, quello che trovate qui dentro è proprio una descrizione di varie colorazioni o gradazioni di umori che su una base sommessa di jazz si avvicendano in variopinti assoli dei suoi partecipanti: Book of three, il trio del cornettista Taylor Ho-Bynum, con il bassista John Herbert e il batterista Gerald Cleaver, sceglie in “Continuum“, secondo episodio del trio dopo l’esordio su RogueArt, di riportare dialoghi e convenzioni quotidiane in uno scenario da giornata grigia, incolore, magari di quelle piovose o comunque mal impostate dal punto di vista metereologico. E’ un free-bop che, utilizzando anche lo spirito creativo compositivo di Bobby Bradford, Jim Hobbs e Salim Washington (che firmano in tutto 5 brani), pronuncia un linguaggio al limite del malinconico, ma è in possesso di una strana dinamica che tende ad ovattare un jazz che, soprattutto per via delle evoluzioni strumentali di Ho-Bynum, è intriso di nubi metropolitane che nella rappresentazione dei musicisti tendono ad un “insperato” tentativo di visualizzare situazioni di vita e darne la propria testimonianza. Un disco prezioso, suonato in sordina, ma di alto valore che conferma la statura dei tre musicisti e la loro particolare impostazione jazzistica e che incrocia perfettamente le loro personalità artistiche con il senso ambiguo ma predominante della società attuale.