“Once I was an eagle” di Laura Marling ha già girato le pagine di molte riviste musicali mondiali: tra le tante recensioni lette ritengo molto vicina alla realtà quella di Fabio Cerbone sul suo magazine Roots&Highways (1). Cerbone coglie benissimo il senso dell’ultimo lavoro della folksinger inglese, giovane talento di cui, seppur brevemente, ho parlato anch’io in vecchi posts: quello che affascina di questa attraente ragazza è il magnetismo a scoppio ritardato della proposta musicale, che se ad un primo ascolto sembra nebuloso a molti (e a mal vedere molta critica frettolosamente la dichiara addirittura perdente), un secondo dopo vi riconduce ad un nuovo ascolto, come in quelle opere d’arte enigmatiche in cui ci sono sempre aspetti irrisolti. Laura Marling incarna quell’incastro tra il talento e la verve creativa che sembra uno dei maggiori nodi irrisolti delle nuove generazioni di folksingers; se vi prendete la briga di ascoltarla tramite youtube, troverete che “Once I was an eagle” è stato già ampiamente sviscerato (2): quello che risalta da una comparazione audio-visiva dell’artista è che oltre ad un innegabile somiglianza vocale alla Joni Mitchell pro-Asylum Records, la stessa detiene una personalità luccicante per l’età rivestita: in quei video i temi narrati da Laura acquistano con pochissimi mezzi sonori (la sua voce -che è comunque un pò più oscura di Joni ed è sintonizzata sul carattere depressivo che caratterizza il folk odierno- ed una chitarra acustica), una dimensione intima e comunicativa che in pochi riescono a trasmettere: dagli occhi al canto, dall’espressione del viso ai pochi accordi distribuiti in modo spartano durante il percorso, questa ragazza vi parla e lo fa con un naturalezza estetica incredibile. “Once I was an eagle” è la summa della sua parvenza artistica, dove convive un’anima più segnata dalle esperienze ma dotata sempre di una fatale rassegnazione descrittiva che si intromette nella scrittura (quella che è racchiusa nella suite camuffata composta dalle prime 4 canzoni del cd) ed una più positiva, con tante di quelle meravigliose ombre che caratterizzarono i profili californiani del rock (Mitchell, cantautori losangelini, Crosby, etc.) che è in linea con quanto già di buono Laura aveva pubblicato finora.
Note:
(2) vedi tra le tante, questa esibizione