Enrico Fazio Critical Mass: Shibui

0
571
Own work assumed (based on copyright claims), public domain

Also in this recording Fazio provides a value musical product, which has a strong point in the freshness of the musical solutions and in the emotional transport of the musicians of the band.

In “Shibui” we must speak of osmotic effects, because in the end the result is an integrated cocktail of jazz, which belongs only to Italian double bass player and his musicians.
_______________________________________________________________________
Cuernavaca fu il paese messicano in cui morirono Gil Evans e Charlie Mingus. Per una differente ed ovviamente propedeutica combinazione il riferimento a queste due figure eccellenti del jazz sembra ricorrere in “Shibui”, ultima prova discografica del contrabbassista Enrico Fazio in versione Critical Mass. Da sempre alla ricerca di un jazz strumentalmente globale in cui sistemare armonia e melodia e valorizzare le istanze dei singoli nel gruppo, Fazio costruisce anche questa volta un prodotto musicale di pregio, che vede nella freschezza delle soluzioni e nella verve degli strumentisti della band un proprio punto di forza*.
Un ascolto attento vi rivela certe similitudini ma anche nuove variazioni: le strategie orchestrali che facevano capo a Gil Evans e lo spiccato senso del blues che investiva le aggregazioni di Mingus sono evidenti, ma a ben vedere non si può non pensare alle accelerazioni che Fazio imprime sulle sue composizioni, trasformando le fonti sonore e dandogli nuove identità: il riferimento è a certo jazz-blues di idioma anglossassone (Enrico esplicitamente conferma, nelle note interne, gli spunti di “Effetti Collaterali” in favore della band dei Colosseum), a certo jazz-rock vicino alle evoluzioni del sound di Canterbury (il dilatato intro di “Shibui” ci trasporta in una di quelle “side-slipping” melodiche equivalenti degli Hatfield and the North), con un fondamentale background in cui l’uso del violino ha una valenza simile a quello che un Jean Luc Ponty faceva senza elettrificazione e con un’inaspettato e saltuario profumo etnico (il clarinetto turco di “Pianoless” o il finale percussivo oriented-style di “Tuttecose“). Qui bisogna parlare di effetti osmotici, perchè alla fine quello che risulta è un cocktail integrato di jazz, che appartiene solo a Fazio e ai suoi musicisti; “Tempus fugit” ci costruisce una particolare versione di “Sister Sadie” arrangiata da Evans, così come “Effetti Collaterali” sembra melodicamente impostata sulle penetranti note di “Harvey’s tune” dalle Supersessions di Bloomfield-Kooper-Stills, ma trattata con tutt’altra ritmicità e risultato d’assieme.
*questi i musicisti: Luca Campioni (violino), Alberto Mandarini (tromba e flicorno), Gianpiero Malfatto (trombone, euphonium, flauto), Adalberto Ferrari (clarinetti), Francesco Aroni Vigone (sax alto e soprano), Gianni Virone (sax tenore e baritono, flauto), Fiorenzo Sordini (batteria e percussioni).
Articolo precedenteAgostino di Scipio: Pensare le tecnologie del suono e della musica
Articolo successivoSpecificità del lavoro di Jorg Widmann
Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.