-A violent dose of anything – Perelman/Shipp/Maneri
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-Enigma- Perelman/Shipp/Dickey/Cleaver
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-A violent dose of anything – Perelman/Shipp/Maneri
Brasilia, attuale capitale del Brasile, è un luogo che ha conosciuto uno sviluppo senza precedenti negli ultimi trent’anni grazie ad un progetto governativo che intendeva costruire una super-città modellata secondo le più innovative teorie architettoniche privilegiando la modernità e il design degli edifici e una ben specificata tipologia di progetto urbano stilato dall’architetto Niemeyer (uno dei migliori allievi di Le Corbusier): questa bella favola che, restando nell’ottica di un non residente sembra produrre benessere e ricchezza (Brasilia è entrata nel patrimonio Unesco), viene totalmente demolita dalla visuale del regista brasiliano Gustavo Galvao che nel film terminato ad aprile scorso “A violent dose of anything“, attraverso la storia di Pedro e Lucas, evidenzia come non solo sia creato uno sviluppo poco equilibrato nelle relazioni umane, ma siano diametralmente accresciuti i casi di riciclaggio di droga, le violenze e le distorsioni di ogni tipo. Ivo Perelman è stato chiamato a descrivere la storia di Galvao assieme a Matthew Shipp e al violinista Mat Maneri: in un film chiamato a descrivere alcuni tipi di alienazione dell’uomo, i tre musicisti sono perfettamente in tema per accompagnare le vicende dei protagonisti del film. Per Perelman si tratta della sua prima esperienza in una colonna sonora a cui evidentemente è stata data carta bianca nella realizzazione: come molti avranno già compreso il free di Perelman e soci è a dir poco il miglior abito che si può indossare per rivivere un certo tipo di sensazioni: nell’allontanamento che i protagonisti affrontano da Brasilia verso la meta di Sao Joao del Rei (una cittadina tranquilla più a sud della nazione colma di riferimenti storici propri del Brasile) si percepisce una sorta di energia al contrario di scopo, dove è quasi straziante alla partenza e poi gradualmente culmina positivamente al raggiungimento del traguardo, che è quello di una vita più vera assistita da una propria identità culturale. In “A violent dose of anything” Perelman dosa la sua polivalenza stilistica attraverso quadretti cool o alternativamente composti di schizofrenia musicale che corrispondono ad una miriade di figure sonore, mentre Shipp lavora impietosamente su accordi che hanno la prerogativa di bloccare le immagini dal punto di vista temporale; ottima l’idea di inserire Maneri che sfrutta l’atonalità e la non convenzionalità del suo violino per farci assaporare quei respiri metropolitani che rappresentano la caducità delle posizioni.
-Enigma- Perelman/Shipp/Dickey/Cleaver
Il duo Perelman/Shipp è artefice anche di “Enigma” in cui vengono invitati due batteristi a loro particolarmente stimolanti (Walt Dickey e Gerald Cleaver): il tenore di “Enigma” è al solito denso e sinceramente al momento non vedo chi possa suonare free jazz oggi a questi livelli. L’esplorazione dei musicisti forse può considerarsi non più una novità, ma produce ancora risultati strabilianti: ascoltare la loro musica appaga quella considerazione (che molti ancora non accettano) di aver portato il jazz tramite l’improvvisazione ad un livello subliminale di arte che non ha nulla da invidiare alla musica contemporanea, anzi, è il riscatto dell’ideologia popolare con cui è avvenuta la nascita del jazz. “Enigma” è formidabile nell’ascolto poichè coniuga tutto il jazz importante dagli anni quaranta ad oggi in una forma al tempo stesso intricata e godibile, fruibile nella sua interezza attraverso quei passaggi di estrema difficoltà tecnica, dinamici ed evocativi che la stessa offre. Sentite pezzi come “Ritual” e ne rimarrete estasiati per potenza e livello strumentale.