Stratosphere with Dirk Serries: In a place of mutual understanding

0
524

Nonostante sembra che abbia rallentato il ritmo, la tecnologia moderna sulle chitarre e simili (acustiche, bassi, etc.) ha fornito al chitarrista nuovi modi per impostare i suoni: negli ultimi anni, oltre ad un uso sempre più capillare di pedaliere in grado di deformare i suoni fino all’inverosimile e ad un miglioramento dell’amplificazione, è la tecnologia digitale che sta offrendo nuovi spunti al chitarrista; in particolare la digitalizzazione e i software che processano (intendendo tutti quei processi che collegano lo strumento a corde con l’informatica musicale) sono molto ben voluti dai chitarristi che cercano nella chitarra una “sovraesposizione” sonora. Si tratta di qualcosa che a ben vedere è molto vicina alla sensibilità dei musicisti ambient e new age che già da tempo hanno cominciato a sperimentare in tal senso. Uno di quelli che lo sta facendo nel migliore dei modi è il belga Dirk Serries, nota figura del settore per le tanti importanti collaborazioni e per una propria eclettica impostazione musicale. Serries in questi ultimi anni sembra essere totalmente interessato a questo tipo di esperimento che ha svolto sotto le spoglie di Microphonics e che sta continuando nel progetto di Stratosphere condotto da Ronald Marien, un musicista (anche tecnico del suono) che sta conducendo gli stessi esperimenti di Dirk; “In a mutual place of understanding” segue un pò il canovaccio delle esibizioni live dell’artista belga (vedi qualcosa qui) dove con l’aiuto di un chiavetta appoggiata sulla corda in cui il suono è processato dal computer, e sfruttando gli scarti erratici di un’amplificazione distorta, siete trasportati in incommensurabili e potenti spazi musicali: partendo stilisticamente dal Brian Eno del periodo di produzione degli U2 (quello in cui i ritardi e le distorsioni hanno creato uno style-sound), Marien e Serries costruiscono le loro tessiture, un pò oscure, fatte di droni in lenta dinamica di variazione, un’immersione chiara e profonda nella risonanza delle corde portata ai massimi livelli di emersione. Una benefica esperienza d’ascolto.

 

Articolo precedenteSfatiamo il mito di Verdi e Rossini?
Articolo successivoSu Ernesto Diaz-Infante
Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.