Yungchen Lhamo e Anton Batagov: Vocal Music (Tayata)

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Considerato un pioniere ed ambasciatore del minimalismo in Russia (illuminato da profonda ammirazione della critica) e con una fervente passione per le pratiche del buddismo, Anton Batagov si è costruito due carriere parallele, una di esecutore al piano di molte opere famose della storia della classica (tra le quali spiccano i Vingt regards sur l’enfant Jesus di Messiaen e The art of the fugue di Bach) ed un’altra personale improntata ad un minimalismo di seconda generazione pieno di riferimenti alla disciplina di quella parte dell’Oriente; sebbene non sia stato in grado di riprendere l’intera discografia del russo, la sensazione complessiva è quella di un musicista alla ricerca di profondità spirituale ma con una sopravvalutazione equamente divisa tra episodi monocorde al pianoforte, colonne sonore e dialoghi zen incrociati col suo strumento, che probabilmente sarebbe stato più incisivo nell’ambito del teatro (l’opera del 1998 “Dialog“, basata sulla contrapposizione tra voce telefonica e piano e che si snoda con un personale approccio a metà strada tra il minimalismo operistico di Glass e il tenore confidenziale della vocalità di Ashley, costituisce un suo picco artistico). Il problema del compositore russo è sempre stato quello di non riuscire spesso a smussare quel rischio (sempre dietro l’angolo) di evitare la monotonia di note ripetute, fornendo buone soluzioni e soprattutto accattivanti; negli ultimi anni il russo ha provato anche operazioni trasversali con il rock, quasi prog e avant, riuscendo però parzialmente ad imbastire un prodotto omogeneo nella sua interezza (in “Passionate Desire to be an angel”, i trenta minuti di “Conjuncto” sono un high-point). Il maggior coinvolgimento fornito dalla suite di “The prayer of Samantabhadra” raggiunge maturazione in questa nuova collaborazione con la cantante tibetana Yungchen Lhamo, già conosciuta negli ambiti world per essere stata selezionata alla corte di Peter Gabriel per delle incisioni alla Realworld dopo il suo esilio americano. “Vocal Music (Tayata)” vive ancora della contrapposizione del canto di preghiera e meditazione orientale in rapporto al piano, ma questa volta vuoi per la particolarità della voce e dello slancio della Lhamo, vuoi perchè Batagov trova le formazioni giuste di note, il risultato è sicuramente più effervescente: un contrasto perfetto che recupera le migliori impostazioni di Batagov, con un pianismo obliquo, diretto discendente di quello russo del primo novecento che inevitabilmente richiama nei sapori anche quello meno conosciuto dell’avanguardia del suo paese. Tempi giusti per un’interazione viva, riflessiva, portata avanti con molto pathos. Splendida la foto di retrocopertina, che mostra una strada sterrata con un orizzonte offuscato dalla nebbia in lontananza: una manifestazione del pragmatismo fondato sull’asperità delle nostre azioni presenti in vista di un futuro non calcolabile. Penso che in questa collaborazione Batagov abbia trovato quella forza vitale tipicamente oscura e mistica, ma che è una delle più sincere modalità di trasferire un messaggio di comunione di sentimenti.
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.