Nei paesi scandinavi il tema della creatività musicale è stato oggetto di particolare attenzione da parte delle nuove generazioni di musicisti e la grande iniziazione si è avuta quando vi è stata l’irruzione catalizzatrice di gruppi come i Supersilent di Arve Henriksen; tutta la regione ne ha beneficiato con tanti musicisti che si sono accodati nel cercare nuove strade di coagulazione sonora con un livello di ricerca che non ha permesso nemmeno infiltrazioni particolarmente invasive sugli strumenti.
Andreas Meland è il fondatore dell’etichetta norvegese Hubro Records, una sublabel della prima etichetta indipendente della Norvegia, la Grappa Musikkforlag. Partita con lo scopo di favorire il tema dell’improvvisazione (1), quasi da subito, la stessa ha modificato sostanzialmente l’ottica musicale virando dentro quel mondo di contaminazioni che travalica i generi, diventando un ideale punto di convergenza post-moderno per musicisti di ampie vedute, di quei musicisti che abbracciano il concetto dell’improvvisazione tenendone in vita solo lo spirito, ma pescando nei confini del suono, confini generazionali che richiamano oltre al jazz, il prog-rock, il metal, il post-rock, l’elettronica, la drone music e le esperienze acustiche (deep listening o riempimento del silenzio).
Fin qui niente di speciale, mi direte voi, di etichette così ce ne sono tante e non solo nel mondo discografico ufficiale nordico: basti pensare al fenomeno geograficamente dilagante e incredibilmente polverizzato delle netlabels; la buona novella, invece, è che quasi in toto la produzione degli artisti partecipanti è sempre di elevato spessore artistico. In questi quattro anni di vita in cui sto seguendo pedissequamente le pubblicazioni discografiche, nella Hubro di Meland si stanno avvicendando alcune dei più talentuosi musicisti norvegesi (sia in forma singola che in forma di gruppo); si va dal contrabbassista Mats Eilertsen al batterista Erland Dahlen, dal chitarrista Stein Urheim al banjista Ivar Grydeland, dalla splendida cantautrice Jessica Sligter al sassofonista Tore Brunborg (in duo con l’altra vocalist Kirsti Huke); quanto alle bands poi di assoluto rispetto sono gli avanzamenti sonori dei Huntsville, Splashgirl, Moskus e dei Cakewalk. Si tratta di musicisti che hanno tutti un unico comune denominatore, rinvenibile in quel patchwork di cui si parlava prima: i loro prodotti musicali sono vivi, bombastici, portatori di ottime sound vibrations, talvolta con punte di celata ironia e in parecchi casi con evidenti espressioni originali. E l’afflusso sembra non terminare (gli ultimi validissimi gruppi che hanno inciso sono gli Astro Sonic e gli Skadedyr).
La stampa specializzata (tutto sommato una minoranza) si sta occupando di loro ma forse trascurando l’unitarietà del prodotto Hubro, in verità distratta dalla quantità di espressioni che stanno arrivando dalla Scandinavia tutta. Non so quali siano i risultati delle vendite, ma certo è che questi musicisti (in possesso di un background moderno ed onnicomprensivo) hanno capito che in tempi di “consolidamento” musicale, oggi l’importante è la combinazione dei suoni, sia che questa venga creata in maniera preventiva sia che essa venga creata in maniera spontanea. Il proliferare di suoni accattivanti basati sul rimasticamento del passato musicale, condiviso soprattutto nelle sue evoluzioni degli ultimi cinquant’anni di storia, può essere un buon antidoto per raggiungere più obiettivi; tra questi il principale è quello di mandare avanti i processi musicali (non importa se aggiungendo più o meno delle dosi sostanziali di improvvisazione) allo scopo di trovare delle forme d’espressione che siano in grado di evitare il rischio di far evaporare l’originalità.
Dischi consigliati:
Mats Eilertsen, Sky Dive
Jessica Sligter, Fear and the framing
Stem Urheim, Kosmolodi
Erland Dahlen, Rolling Bomber
Tore Brumborg/Kirsti Huke, Scent of soil
Ivar Grydeland, Bathymetric modes
Cakewalk, Wired
Moskus, Salmesykkel
Huntsville, Past Increasing future receding
Astro Sonic, Come closer and I’ll tell you
Note:
(1) uno dei primi cds dell’etichetta è stato la ristampa del doppio Early Piano Music di Ketil Bjornstaed.