Clonazioni artificiali di cellule dell’uomo e dello spazio: Shane Morris

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I molteplici esperimenti effettuati per donare riproducibilità alle cellule del nostro pianeta e su cui la scienza sembra ormai indirizzata per risolvere molti problemi, sono anche fonte di molti interrogativi: se da una parte c’è in gioco la sconfitta di molte malattie incurabili, dall’altra si apre un mondo che apre ad una sperimentazione che mette in crisi le basi di coloro che hanno formato una propria teoria del progetto divino: tutti ormai sapranno che la possibilità di far rivivere l’uomo di Neanderthal o di far ritornare i dinosauri è materia su cui si stanno concentrando gli scienziati, oggi costretti a demolire gli esperimenti  per legge dopo un breve periodo utile per accumulare gli esiti della sperimentazione.
Questo sogno intrigante che oggi sembra quasi realizzabile è cosa che pervade il pensiero anche di un certo tipo di musicisti. Shane Morris, musicista elettronico, antropologo e collezionista di percussioni di vari paesi, assieme a Mystified (alias Thomas Park) ha messo su addirittura un progetto in tre parti sull’era mesozoica (quella in cui si argomenta che siano vissuti i dinosauri) in cui ricreare musicalmente quelle condizioni. Morris sta in effetti raggiungendo la propria maturità artistica e lo sta facendo attraverso trilogie: contemporaneamente, infatti, il musicista ha appena ultimato un’altra triade di lavori eseguiti dal vivo, dedicata alla materia nello spazio, la trilogia dei Versi (Multiverse/Omniverse/Xenoverse). Con un sapiente uso dell’elettronica, Morris mette in evidenza uno spirito descrittivo, che discende certamente da quel trait-de-union che lega la cosmicità dei Tangerine Dream e l’universo psicosomatico di Roach e Rich, con la particolarità che in Morris i caratteri umorali però si fanno più oscuri. A ben vedere, una linea di tendenza che ha caratterizzato tutta la musica degli ultimi vent’anni circa.
Quelli di Morris sono lavori interessanti, costruiti su field recordings e live electronics con aspetti visuali, reiterativi fino ad un certo punto, dove spesso lo scopo del musicista è quello di creare una sorta di isolamento “sonoro” nell’ascolto: a ben vedere ritornano molte delle teorie profuse nell’elettronica da Stockhausen e Xenakis, assertori convinti di una nuova dimensione dei suoni che poteva derivare da traiettorie differenziate. Se la trilogia dei Versi è più convenzionale (è un viaggio di cui sembra ci siamo già occupati), quella preistorica è ancora più curata nei dettagli e permette a Morris (grazie anche alla pubblicazione tramite la Spotted Peccary, una delle labels settoriali più conosciute) di evidenziare il suo lavoro ad un pubblico più ampio di Bandcamp o delle netlabels, lavoro che è oscuro e affascinante specie nel primo episodio “Epoch“, mentre “Emergence” (il secondo) lavora più dal lato descrittivo.
Senza aspettare il completamento della trilogia in questione, l’invito è a scoprire da subito questo musicista, che sembra essere un perfetto continuatore di quella ricerca sui suoni partita da lontano e che nell’elettronica ha assunto forme assolutamente non convenzionali.
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.