Quando si parla di Phill Niblock il mio pensiero cade inevitabilmente sugli esperimenti scientifici da laboratorio: in effetti non vedo come possa qualificarsi qualcosa che utilizza “radici” di suono (al pari delle radici di un albero o meglio ancora al pari dell’identità biologica più piccola di un qualsiasi corpo che emette vibrazioni) per ottenere, attraverso manipolazioni effettuate al computer, dei suoni giganteschi in spessore, ripetutamente sostenuti nell’arco di un lungo periodo di tempo; se Eliane Radigue (unica compositrice ad essere mentalmente vicina al tipo di esperimenti di Niblock) si è sempre indirizzata al cospetto di suoni-frequenze, con grande aiuto dei sintetizzatori e con una forte componente mistica, Niblock ha invece ricostruito i messaggi subliminali della vita attraverso una riedizione della natura degli strumenti, avvicinandosi al senso mistico di Radigue solo in particolari episodi (penso ad Unmentionable piece for trombone and sousaphone). Sotto la sua lente sono passati i principali nuclei di suono degli strumenti ad alta densità di microtoni (dagli archi ai sassofoni, dai flauti ai tromboni).
Replicando l’esperimento per ciascun strumento, Phill ha creato un concetto “variabile” di drone music, dove la replica costruita in fase di montatura a fissione delle parti, andava incontro a quella voglia di dimostrare le capacità sensorie degli overtoni degli strumenti: quelle combinazioni di suono potevano condurre a dei codici rivelatori inaspettati (in tal senso vedi le analisi condotte da Scaruffi, a cui vi rimando).
Dopo il futurismo sonoro di “Early winter“, in cui la manipolazione coinvolge flauto, archi e suoni di synths, e un’ottima serie di registrazioni, Niblock è entrato (a nuovo secolo) a pieno titolo nelle fila della specialistica etichetta inglese della Touch Records, dove ha potuto continuare lo stato della sperimentazione obliquamente costruita sui sovratoni degli strumenti senza spostare di un millimetro la sua ottica. Phill sta mettendo su una “biblioteca” dei suoi esperimenti ordinata secondo parametri numerici (dove alcuni volumi conservano comunque una caratterizzazione riferita al lavoro svolto): il Touch five presenta due composizioni con arrangiamenti processati di strumenti diversi e un drone evoluto in tre parti costruito su un quartetto di chitarre.
Niblock, per molti oggi appare come un impostore della musica, poichè le sue creazioni corrono il rischio di essere mal interpretate, di apparire come modelli di immobilità a cui dare comunque un senso. Ma questo non fu lo stesso problema di Cage, del Feldman pro-Rothko, di tanto minimalismo o di tanta musica concreta? Il nocciolo della questione risiede allora e sempre in quel dogma errato che rigira la creazione musicale scindendo la musica da qualcosa che gli è estraneo e che teoricamente dovrebbe appartenere all’arte dell’esibizione.
Discografia consigliata:
-Music by Phill Niblock (contiene Five More String Quartets; Early Winter). XI Records, 1993
-YPGPN (contiene Held Tones; Didjeridoos and Don’ts; Ten Auras; Ten Auras Live; A Trombone Piece; A Third Trombone; Unmentionable Piece for Trombone and Sousaphone). XI Records, 2002 (originally released 1994 on Blast First/Mute Records)
-Touch Works, for Hurdy Gurdy and Voice (contiene Hurdy Hurry; A Y U (aka As Yet Untitled); A Y U, Live). Touch, 2000
-Touch Food (contiene Sea Jelly Yellow; Sweet Potato; Yam Almost May; Pan-Fried 70). Touch, 2003
-Touch Three (contiene Harm; Sethwork; Lucid Sea; Parker’s Altered Mood, aka Owed to Bird; Zrost; Not yet titled; Valence; Alto tune; Sax Mix). Touch 2006