Pierre Yves Macé tra segmenti e note

0
473
Source Own work Author G.Garitan, Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International license. No change was made
Pierre Yves Macé è un giovane compositore francese (1980) dedito alla composizione elettroacustica e al collage di musica concreta attraverso l’ausilio di nastri e computer. Particolarmente gradito agli ambienti critici, Macé ha avuto già la possibilità di registrare sue composizioni su Tzadik, Sub Rosa, Orkhestra e Brocoli, e due anni fa ha anche scritto un saggio intitolato “Musique et document sonore” sulla nuova sintassi delle produzioni di art sounds.
Segments and apostilles” è il secondo album per la Tzadik, etichetta per cui il francese riserva le sue prove più contaminate con la scrittura contemporanea ed è probabilmente la compilazione migliore tra quelle pubblicate sinora. Aiutati dal tenore lessicale del titolo, Macé compie una sorta di esperimento di subdola compenetrazione musicale, impostando la scrittura a mò di segmenti musicali, come un pennello che tira via una linea o un segnale orizzontale di una partitura improvvisativa, con una serie di intervalli frammentati, con un inizio e una fine più dinamici e il mezzo che è composto da brandelli organizzati di strumentazione e manipolazione elettronica. Nella parte seconda emerge anche un rinnovamento della tessitura, che diventa ancora più articolata nei suoni, ricercata nella combinazioni di note degli strumenti a corda con gli scarti sonori del computer. Macé dà vita ad una composizione originale (già pesantemente copiata da altri musicisti elettroacustici e non) in cui prefigura il percorso fondamentale del nostro dna caratteriale, fatto da azioni generiche (i segmenti) e puntuali evidenziazioni (le note).
Il resto della compilazione non è da meno: “Qui vive” è la degna rappresentazione del Macé manipolatore al computer, che presenta una seconda parte in cui si è completamente in balia di suoni telegrafici, che sembrano poter mettere assieme i rumori di un fibrillatore di un reparto ospedaliero con quelli di ritorno di un centro spaziale. Così come “Glissement de terrain” ritorna ad un impianto più acustico con una insospettabile e misteriosa linea melodica che la rende austera e gradevolissima (e riconduce all’esordio per l’etichetta di Zorn).
Articolo precedenteIngrid Laubrock & Tom Rainey: And other desert towns
Articolo successivoStefano Pastor & Charlotte Hug: Paragone d’archi
Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.