Bernat Vivancos e la Neu Records: coralità, armonia e sistemi surrounds

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La Neu Records è una neonata etichetta discografica spagnola di stanza a Barcellona, immersa nel progetto più ampio di un organismo interagente con le altri arti. Nata nell’era dell’ascolto parcellizzato su files, la stessa si vuole rendere protagonista di un connubio tra il meglio delle tecnologie esistenti e i compositori più idonei per quel sistema di rappresentazione. Dal 27 novembre scorso è partito un festival di concerti programmati a varie scadenze sponsorizzato come “Neu Concerts de noves mùsiques” in cui alcune formazioni musicali hanno presentato (o presenteranno) composizioni contemporanee vecchie e nuove sulla base di serate a tema*.
Tra i primi due cds dell’etichetta, pubblicati nel 2011, non ho potuto fare a meno di apprezzare la bellezza del lavoro del compositore spagnolo Bernat Vivancos, in un doppio cd intitolato “Blanc – Choral Works“, di cui non posso sottacere un commento, seppur con ritardo rispetto alla sua pubblicazione.
Vivancos è della Catalogna e segue, per la coralità, un percorso che è un pò ai confini fra i metodi espositivi del nord est europeo e quelli inglesi, intendendo per questi ultimi quelli più tradizionalmente legati alle sacre rote del comporre gregoriano e modale (per tutti MacMillan); Vivancos parla di scrittura spettrale e se è vero che, come diceva Grisey, la spettralità è un’attitudine della musica o non una rigorosa scienza di ricerca al computer, allora di bagliori spettrali “Blanc” ne presenta molti: intessuto su una garanzia esecutiva del corale mondiale, il Latvian Radio Choir diretto da Sigvard Klava, “Blanc” è una raccolta estensiva di composizioni dedicate di Vivancos che si erge su quei meravigliosi oggetti accrescitivi del canto polifonico, dove la somma delle parti è molto di più di esse; tra una messa, una ricreazione in stile ecclesiastico di un motivo popolare e tanti oggetti religiosi (una campana, qualche percussione e qualche linea di organo) Vivancos crea quei tessuti polifonici che ci fanno ricordare che esiste anche una musica per accogliere la riflessione più intima. Ho visto poco incenso della stampa specializzata su “Blanc” e sinceramente non mi voglio nemmeno domandare il perchè, ma vi invito da queste pagine a tenerlo in considerazione nei vostri ascolti, perchè è in grado di interagire con la parte più pura del nostro spirito, quella che si nutre musicalmente di quegli effetti spaziali tanto importanti nell’economia strutturale della composizione corale, effetti che partono anticamente dai musicisti italiani e fiamminghi del rinascimento che li regalarono alle future generazioni. Scoprirete un potere tutto umano, quello delle armonizzazioni.
*vedi l’interessante intero programma qui.
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.