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Quello che è successo negli ultimi trent’anni nell’àmbito del prog-rock non lascia spazio a dubbi circa il proliferarsi di questi momenti oscuri ed affascinanti al tempo stesso, ma un aggiornamento di queste tendenze che fosse qualcosa di più di un plagio è avvenuto solo quando alcuni musicisti provenienti da aree musicali non strettamente attinenti al rock hanno costruito, nei novanta, attorno a quei suoni, dei veri e propri progetti architettonici di stampo minimalista. Fu un aspetto che il mondo post-moderno della musica creò attorno alle figure di gruppi influenti come gli australiani Necks o dei Ronin di Nik Bartsch, in cui i musicisti provenienti soprattutto da esperienze jazzistiche o comunque con una formazione adeguata a quel genere, si adoperarono per stabilire nuovi punti di contatto che superassero i confini del concettualismo tra generi. In questi seminali episodi capaci di erogare strutture musicali con motivi incastonati in moduli precostituiti, con una scansione ritmica tipica e suonati nella sostanza del vangelo della ripetizione minimale, c’è probabilmente uno degli elementi di novità della musica degli ultimi decenni che non ancora è stato compreso.
La modularità mancante (la più semplice) era quella da costruire intorno ad una struttura rock: è quello che i Sonar stanno tentando di fare. Il loro ultimo album “Static Motion” che si basa su un intelligente e preordinato progetto di moduli sonori che invita l’ascoltatore attento a procurarsi un significato anche su tritoni armonici e linee isoritmiche, rischia di essere trascurato se visto nell’ottica dei risultati e non nell’idea creativa: quella sensazione di prolissità che pervade la loro seconda prova discografica su Cuneiform R. va parametrata all’ampiezza delle ambizioni dei quattro musicisti; qui è come se la “Fracture” dei King Crimson fosse stata campionata e ordinata in celle musicali senza ricorrere a quella geometria variamente configurata che il post-rock ha carpito nei suoi sviluppi. Una cosa non da poco visto il generale comeback stilistico che da tempo affligge l’odierno settore musicale del progressive.