One of the principal purpose of Joelle Leandre is to test many of the theories in the field of sound and of the expressiveness of singing; in the ideal of improvisation, the French musician has formed a vocal language based on delocalized fragments, combined with the improvisational spirit of the moment; in that unspeakable fragmentation you can recognize flashes of opera’s impetus, shamanic ceremonies, spiritual annihilation that belongs to different paths (they can be both liturgical and mantra style), an onomatopoeic nonsense and a series of discursive events (guttural voices, sighs, regurgitation, etc.). They intercept the human psyche, a free language, completely different from the conventions of the ordinary language, but capable of stirring emotions equivalent to the normal one. The support of Leandre is not only instrumental, she introduces herself in improvisation with his voice and she reinforces the idea of being part of a futuristic conversation between individuals and things.
In June 2012, the French double bassist played with a trio with Thomas Buckner and with the flutist Nicole Mitchell engaged in a task much more avant than usual: “Flowing stream” remains a visionary project, namely the construction of a pamphlet which tends to combine the reliefs of the instruments (defined as animated objects) with the expressive reliefs of an hypothetical and not civilized human being (through the verbal expression).
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E’ già da tempo che Joelle Leandre intrattiene le migliori configurazioni della vocalità improvvisativa. Con Lauren Newton la contrabbassista francese ha dimostrato di poter creare un linguaggio personale che, pur nascendo da elementi provenienti dalla sperimentazione sul canto mutuata dalla musica contemporanea, ha una significativa valenza interiore, conseguenza di un chiaro e definibile pensiero. Senza inoltrarsi nelle recenti teorie di Krause o Rothenberg in merito alla creazione di un possibile alfabeto primordiale di suoni e rumori che provengono dal mondo materiale ed animale, l’idea più plausibile della Leandre è quella di verificare sul campo molte delle teorie sull’espressività dei suoni e del canto; nell’ambiente ideale dell’improvvisazione la francese è fautrice di un linguaggio vocale basato su frammenti delocalizzati nel tempo, coniugati con lo spirito improvvisativo del momento: in quella indicibile frammentazione si riconoscono lampi di slancio operistico, cerimoniali sciamanici, annichilimenti spirituali che appartengono a parrocchie diverse (possono essere sia liturgici che simil-mantra), un onomatopeico non sense discorsivo ed una serie di manifestazioni vocali (voci gutturali, sospiri, rigurgiti, etc.) che intercettano più che il mondo animale quello della psiche umana, un linguaggio libero dalle convenzioni di quello ordinario, capace di suscitare equivalenti emozioni di quello normale. Il sostegno della Leandre non è solo strumentale poichè ella stessa si introduce nell’improvvisazione con la sua voce e rafforza l’idea di essere partecipi ad una futuristica conversazione tra individui e cose.
A giugno del 2012 la contrabbassista ha presentato al Vision Festival di New York (vedi un estratto della loro esibizione qui) un progetto basato su questi principi appena enunciati: ha formato un trio con Thomas Buckner, cantante baritono avvezzo a questo tipo di esperienze canore, e con la flautista extraordinaire Nicole Mitchell impegnata in un ruolo molto più avant del previsto. Il flauto, d’altronde, è un altro punto fermo di questa nouvelle vague dell’improvvisazione canora: sia la Leandre che Buckner si sono circondati nel recente passato di flautisti per relazionarsi con uno strumento che se suonato con tecniche non convenzionali mostra timbri e risonanze particolarmente affascinanti; è un’arte canora che impegna tecnicamente i cantanti in maniera spasmodica, ma tale ricerca è anche un modo per dimostrare la sua valenza accademica.
“Flowing stream” è la registrazione fatta a New York nello scorso dicembre in cui si materializza questa incredibile esperienza, in cui probabilmente è stato essenziale un lavoro di taglio e riordino per presentare le parti migliori e divergenti del progetto del trio: confermando tutta la visionarietà della costruzione di un pamphlet che tende ad unire i rilievi degli strumenti (intesi come oggetti animati) con il rilievo espressivo di un ipotetico essere umano non “civilizzato”, “Flowing stream” passa attraverso i concetti più alti di quello che si definisce arte e soprattutto è una dimostrazione di come l’improvvisazione possa essere un modo per scoprire che le nostre origini sono impianti precostituiti che lasciano spazio a qualsiasi forma di integrazione naturale.