“Zubeneschamali,” a title inspired by the brightest stars in the firmament, it would be a special adventure of cosmic observation, certainly an exploration not in line with musical convention, where the real musical references are not directly attributable to the traditional idea of the cosmos; the characterization of the trio Ramanan/Jackson/Thompson is based rather on a perspective of the discovery of stellar brightness as artistic result, in a conception of life and world viewed through the lens of an amorphous materiality. Even the stars can indicate different projectuality, in our case an observation torn between skepticism and mystery.
Ramanan talks about amazing results for the listener depending on the constellation that is analyzed: we can trust of him if we can imagine a universe absolutely upset by a matter who thinks.
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La moderna improvvisazione inglese gode indubbiamente di privilegi e di interesse crescente. Non si tratta solo di una maggiore numerosità dei soggetti coinvolti in quest’arte specifica, quello che colpisce di più è la creatività e la saggezza strumentale di molti giovani musicisti che rende più godibili prodotti che hanno ormai già una storia relativa alle spalle. Non dimentichiamoci che l’improvvisazione europea paga un debito storico a quella britannica, non solo per natalità ma anche per la spinta propulsiva che ha ricevuto da essa grazie all’opera di giganti come Bailey, Parker e tanti altri. Di quelli rimasti in circolazione non si può nutrire dubbi sul fatto che essi siano ancora dei modelli che forniscono stimolo alle nuove generazioni.
Il trombettista Roland Ramanan è uno dei musicisti più apprezzati dell’area britannica negli ultimi dieci anni, partecipe dei progetti più angolari e istitutivi della musica improvvisativa inglese: la moderna Orchestra di Londra e un paio di registrazioni essenziali per la Emanen in quartetto (1) sono quello che Roland può esibire senza dimenticare il Tentet organizzato sempre con una parte della gioventù improvvisativa inglese registrato un pò di tempo fa per Leo Records e dedito al caos improvvisativo preordinato.
Nel trio assemblato con due giovani realtà della free improvisation del suo paese è destinato ad incrociare le visuali degli autori: si tratta del clarinettista/sassofonista Tom Jackson e del chitarrista Daniel Thompson. Quest’ultimo ha già avuto modo di presentarsi egregiamente alla comunità musicale free grazie a diverse collaborazioni, tra le quali spicca quella eccellente con il flautista Meltcalfe (corredate da opportune registrazioni)(2)
“Zubeneschamali”, titolo improntato alle stelle più brillanti del firmamento, vorrebbe essere una speciale avventura dell’osservazione cosmica, poichè in esso certamente non ci si trova davanti ad un’esplorazione musicale convenzionale con riferimenti direttamente imputabili all’idea tradizionale del cosmo; la caratterizzazione del trio si basa piuttosto su una prospettiva della scoperta della brillantezza stellare come frutto artistico, come concezione della vita e del mondo vista quasi con l’ottica amorfa della materialità. Anche dalle stelle si possono ricavare progettualità diverse, nel nostro caso un’osservazione divisa tra scetticismo e mistero. Si sviluppa un ipotetico dialogo in itinere dove ad una vivacità di fondo delle prime tracce si contrappone una calma missiva, di origine incerta e colma del lavoro dei tre musicisti soprattutto nella parte centrale (la title track) e nella successiva Antares. Oggetto di una perfomance suonata in una chiesa di cui però le note di copertina omettono il nome, Zubeneschamali è l’incontro perfetto delle tre personalità musicali: Ramanan, stilisticamente vicino al Leo Smith degli esordi, si mostra sempre pronto a puntellare il dialogo improvvisativo alternando scoppi e intorpidimenti; Jackson, che proviene dalle pastoie delle intersezioni tra free improvisation e contemporanea, crea quell’arco sonoro aurale in cui si specchia la motilità della musica; Thompson riporta le sue credenziali di chitarrista magmatico con ascendenza Russell-iana, fatto di assurde e veloci dissonanze unite a pause imperneate su un recondito aspettivo riflessivo.
Ramanan parla di risultati sorprendenti per l’ascoltatore a seconda della constellazione analizzata: c’è da credergli se riuscirete ad immaginare un universo assolutamente sconvolto da una materia pensante.
Note:
(1) mi riferisco al quartetto con Marcio Mattos, Simon H.Fell e Mark Sanders di “Shaken” e “Caesura“
(2) il recente Eight Improvisations e soprattutto Garden of water and light, con l’aggiunta del contrabbassista Guillaume Viltard. Per una convicente esibizione di stile puoi vedere questo video.