Brian Groder Trio: Reflexology

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Tutti gli appassionati di jazz sanno quanta acqua sotto i ponti è passata dalla morte di Parker, ma trovare dei buoni spunti per riproporre quell’epoca non fa più notizia. Cristalizzare un periodo può essere utile per concentrarsi su nuove modalità di intervento su precedenti storici, adoperarsi per allargare i concetti musicali è altra cosa. Lo stesso Parker, d’altronde, era un entusiasta apprendista della musica, mai stanco di migliorare il proprio linguaggio e bagaglio musicale. Ma c’è anche l’esaltazione emotiva del jazz da considerare, a prescindere dall’innovazione.
Sfruttando la desinenza finale la riflessologia potrebbe far coppia con l’ornitologia. Se nel jazz quest’ultima è stata oggetto di contraffazione nelle idee di Charlie Parker e Benny Harris (la melodia nascosta è lo standard di Morgan Lewis, How high the moon), non ci sono precedenti allettanti per la riflessologia musicale (quello che si trova di solito è recalcitrante new age per terapia).
Il trio tromba-contrabbasso-batteria di Groder-Bisio-Rosen nasce per soddisfare la lunga eco temporale del be-bop e “Reflexology” per evidenziare una doppia valenza dei suoni: musica del passato come riflesso di quella odierna ed effetto benefico diretto. Groder, nelle note di copertina, ammette che nella fase creativa aveva in mente “Looking at Bird“, l’apprezzato album di duetti tra Archie Shepp e Niels Henning Orsted Pedersen, un omaggio a Parker (la maggioranza dei brani sono rifacimenti del sassofonista americano) in cui ben delineati sono i dialoghi espressivi e spicca quel solito sound evocativo di un’epoca.
“Reflexology” è una raccolta che esibisce le sue prerogative migliori nella parte centrale: dopo aver mostrato che cosa significa organizzare un tema, approfondisce con soluzioni che mordono in altro modo; lasciandosi trasportare dalla passione e dalla libertà degli intenti musicali, il pregio di questo trio sta nella speciale evocazione di stilemi duri a morire, che non è bebop tout court, quello a cui siamo stati abituati a sentire normalmente, ma dove c’è un carattere di riflessività (la seconda valenza di cui si diceva prima) che viene premiato, come nel rifacimento di Haiti-B (un brano della Brackeen, ulteriore fonte di ispirazione di Groder), di Veer, Tarried Breath o Deepening Appearances, in cui accanto ai temi melodici sono più indovinate e preziose le improvvisazioni dei singoli e le loro creazioni sugli strumenti; Groder sfoggia un suono di tromba opacizzato in perfetto be-bop e cool style, Bisio è discorsivo quanto Pedersen (particolarmente riuscito è l’intro all’archetto di Tarried Breath) e Rosen fedelmente attaccato alle linee melodiche.
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.