I Threadsuns di Paul Celan nelle vestigia musicali di Ha-Yang Kim

0
425
The Studio for Interrelated Media IMG_9891, https://creativecommons.org/licenses/by-nd/2.0/, no change was used
Threadsuns
over the gray black wasteness.
A tree-high thought
strikes the light-tone: there are
still songs to sing beyond humankind.
E’ noto che il poeta Paul Celan viene considerato uno dei vertici della poesia moderna post-guerre. Celan ha conquistato il suo ruolo grazie ad una serie di raccolte poetiche che irrimediabilmente scavano nel profondo delle atrocità della seconda guerra mondiale, che vide la perdita dei suoi genitori e lo costrinse a vivere una vita da profugo per scappare dalle grinfie della persecuzione ebraica. Celan, purtroppo, non resistette al suicidio, dolcemente addolorato dalla fragilità e pochezza dell’animo umano: subì una doppia beffa, quella palese delle operazioni fasciste sulla razza e la seconda, a libertà avvenuta, di assistere ad un processo di redenzione attuato tramite un metabolismo alquanto inspiegabile del ricordo. I suoi “Threadsuns”, così come gran parte delle sue opere, hanno combattuto anche poeticamente il nemico tedesco, attraverso una particolare strutturazione della lingua tedesca. Nella musica Celan è stato molte volte ispirazione di alcuni compositori e l’ultima che lo omaggia è una delle più promettenti compositrici/violoncelliste della Corea, Ha-Yang Kim, residente a New York; grazie alla Tzadik di Zorn, Ha-Yang Kim ha potuto fissare su supporto discografico la sua variegata idea della sua musica, fatta di influenze classiche e contemporanee (con una particolare rilevanza data alle tecniche di improvvisazione e al cumulo teorico degli spettralisti) in cui è individuabile anche una distillazione di elementi musicali logicamente imparentati con il mondo dell’Est orientale: infatti il recente “Threadsuns” arriva dopo “Ama” del 2007, raccolta di composizioni/improvvisazioni che apportava un ottimo contributo all’approfondimento di forme ibride est-ovest della musica. Molto centrato fu il commento che la compositrice Anne Gosfield diede della sua collega in occasione della presentazione di Ama: “…il raffinato senso di contrasto e tensione della musica di Ha-Yang Kim è l’elemento che la contraddistingue. Ella scopre una bellezza che è sospesa tra la delicatezza e la forza, nascoste nei suoni non convenzionali…” (mia traduzione).
Strutturata in forma di suite in tre lunghi movimenti, “Threadsuns” ha il piglio delle operazioni che sanno ben esprimere i contenuti tematici impliciti nella musica, così come spesso è accaduto nella musica stessa: la coreana affida al Jack Quartet il compito di armonizzare quello spirito ambiguamente diviso tra la tristezza degli avvenimenti e il benessere derivante dalla riorganizzazione benigna del dolore; sfruttando l’austerità degli archi in maniera magistrale, risonanze, effetti drone e minimalismi di sorta, Ha-Yang Kim riflette a dovere sulle disperate proclamazioni di dolore/speranza di Celan, creando un’aria magnetica, a tratti eterea, a tratti impressiva.
Articolo precedenteMing Tsao e la patologia della sintassi
Articolo successivoFree bop jazz is hard to die!
Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.