Chavez, il Messico e la canzone tradizionale

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Cesar Chavez fu un benefattore dell’impegno civile e politico del novecento che si impegnò fattivamente nell’organizzazione di una rivolta pacifica a favore dei farmers messicani. La rivalutazione della sua figura, come sempre accade a distanza di tempo, è stata messa a nudo in questo 2014 grazie ad una produzione cinematografica a lui dedicata e con una raccolta di canzoni tradizionali (Si se puede! è il titolo) che hanno il pregio di essere militanti e storiche allo stesso tempo; la storicità risiede nel fatto che esse, oltre ad essere un ottimo esempio di una parte della tradizione messicana (nel nostro caso il corrido), sono anche il primo esempio “strumentale” fornito dalla gioventù Los Lobos intorno al 1976, allungando in cima la discografia in chiave temporale del gruppo americano; esso contiene infatti pezzi inneggianti a Chavez con validissimi cantanti tradizionali e gli elementi dei Lupi che suonano di contorno. Questa pubblicazione, comunque, costituisce anche un punto imprescindibile di discussione nell’attuale situazione generazionale della musica tradizionale messicana: accanto al corrido che si è sempre posto come musica intinta nella protesta sociale (Lydia Mendoza è l’esempio più ricorrente, una sorta di Joan Baez americana), si sono sviluppati anche altri flussi tradizionali legati ai movimenti migratori. Pur essendo piuttosto giovane e con una certa uniformità di contenuti sonori, la cultura popolare messicana o il folk messicano ha proposto confini attigui con il conjunto (chiamato anche tex-mex), probabilmente il genere popolare principe del Messico, formatosi nel nord della regione (viene anche chiamato norteno per questo motivo) grazie alla convivenza dei generi americani del Sud con quello messicano; l’uso, peraltro, del termine americano mal si adatta a descrivere la situazione, poichè quella parte di sud dell’America a ridosso del confine con il Messico, aveva sempre avuto un debito piuttosto pronunciato nei confronti degli spagnoli e sopratutto degli immigrati tedeschi e dell’est europeo: danze come la polka, il valzer o lo schottische boemo, erano diretta estrinsecazione di questa influenza. Anzi, l’attenzione verso quella parte di mondo venne quasi rinnovata nel chicken stratch, una danza messicana particolarmente vicina alla polka e lo schottische europeo. Parallelamente al conjunto ci fu anche un’altra branca tradizionale che emerse prepotentemente, il mariachi, basato essenzialmente sulla canzone popolare in stile folk, ornata di orchestrine, chitarre e fisarmoniche a bottoni; esso divideva la sua importanza con il ranchero, la forma di mariachi riservata alle campagne messicane. La differenza tra il mariachi (in tutte le sue variazioni) e il corrido risiedeva principalmente nel soggetto della canzone, laddove quello del mariachi era il risultato dell’impegno della fantasia popolare nei temi di dominio pubblico (festività, matrimoni, amore e tradimenti).
Il folklore messicano venne portato alla ribalta grazie a Ry Cooder, che negli anni settanta costruì una buona parte della sua carriera dedicandosi alla riscoperta della cultura popolare di quel paese: il passo fondamentale e discutibile di Cooder fu quello di fondere tex-mex e corrido nell’impronta americana, non solo quella che riportava alla radice (il country e il blues) e che era già dentro la musica nortena, ma anche quella della modernità dei tempi, quella fatta delle chitarre elettriche, delle ritmiche rock e degli studi di registrazione di Los Angeles. Nel 1987, dopo aver filtrato parecchie volte con la musica tradizionale, anche i Los Lobos incisero un album completamente rivolto al norteno: “La pistola y el corazon“; per molti quell’album fu di “chiusura” di un’epoca, poiché dopo quell’esperimento tutto teso a coprire la canzone tradizionale con il supporto di una strumentazione scintillante ed efficace allo scopo di aggiornarla, ci si è posti il problema di cosa poter aggiungere per il futuro. Al riguardo, da più parti viene invocata una nuova situazione frutto del cambiamento dei tempi: oggi i mariachi sono in giro per il mondo e con molta umiltà la tradizione viene rimpinguata da personaggi introspettivi come Lila Downs (la cosidetta nueva cancion) e da una pletora di gruppi accondiscendenti, in cui solo alcuni come i Los De Abajo hanno avuto il coraggio di fondere la matrice tradizionale con le mode emergenti della modernità (hip hop, rap e funk) replicando parzialmente il cambiamento della società messicana, specie nei grandi centri.
Qualche suggerimento discografico:
-Artisti Vari, Conjunto! Texas-American border music, sei volumi (in particolare il terzo), Rounder 1987
-Artisti Vari, Borderland: from Conjunto to Chicken stratch, Music of the Rio Grande Valley of Texas and Southern Arizona, Smithsonian Folkways, 1993
-Silvestre Vargas, El mejor mariachi del mundo, Orfeon 2000
-Lola Beltran, La Grande, Warner 1988
-Lucha Reyes, Mejor de lo Mejor, Rca 2001
-Ry Cooder, The border, Soundtrack, Backstreet 1982
-Los Lobos, La pistola y el corazon, Slash 1987
-Lhasa de Sela, La Lhorona, Atlantic 1997
-Lila Downs, La Sandunga, Narada 1999
-Los de Abajo, Cybertropic Chilango Power, Luaka Bop, 2002
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.