Forrest Fang: Letters to the farthest star

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Letters to the farthest stars” è un compendio dedicato all’analisi e alla coscienza dello spirito. Essendo totalmente strumentale sono le tracce dei titoli che simbolicamente guidano l’ascoltatore al raccordo tra musica e pensiero. In questo lavoro c’è un puzzle personale di idee e favoreggiamenti in linea con l’impostazione spirituale dell’uomo moderno, elementi che oramai non hanno più una stretta appartenenza al mondo orientale, nella piena consapevolezza di essere in grado di diluire completamente le regole differenziali delle culture; attraverso la musica è possibile abbattere barriere, e nello specifico, quelle barriere di ordine spirituale che a molti fanno venir paura per la loro impostazione.
“The unreacheables lands” presenta in quattro movimenti il tema centrale, ossia l’importanza del raggiungimento di uno stato spirituale cosciente dell’uomo che dev’essere condiviso con i segnali del mondo planetario e la natura che ci circonda. Ci potrebbe essere collegamento con le esoteriche affermazioni della regina del movimento teosofico, Helena Blavatsky;  “Burnt offerings” si riferisce al film del ’76 di Dan Curtis, in cui l’orrore (il dolore) viene messo di fronte ad una sua utilità pratica, quella di contribuire all’ordine divino, alla sua rigenerazione. “Veldt hypnosis” fa riferimento alla novella di Greg Doud, “Runtime Error“, in cui mistero e fantascienza si mischiano con un messaggio aperto sul vero significato della natura dell’Universo. “Lorenz” è un omaggio a Konrad Lorenz, l’uomo amante delle oche e dell’ambiente, che si occupò nella sua vita dei problemi della coscienza grazie all’epistemologia evoluzionistica; “Fossils” e “Lines to infinity” sono i due estremi della storia e della nostra sapienza, riferiti a quello che le capacità umane sono riuscite a scoprire tramite la conoscenza della natura e del cosmo.
Con la consueta assistenza produttiva di Robert Rich, Forrest Fang di fianco al synth usa in “Letters to the farthest stars” in funzione psicologica un arsenale di strumenti etnici tradizionali campionati, che fanno capolino nel percorso musicale: gu-zheng, yau kuo, bamboo tube (Cina), hichiriki e palm harp (Giappone), lavta, baglama, cumbus (Turchia), kendang, saron (Java e Bali), bandurria (Perù), càntaro (Mexico), Kenyan lute e glass bowl. Scintille di tanti mondi da cui apprendere per la personalità dei suoni ed un invito al viaggio che si prospetta musicalmente molto meno tenebroso e metafisico di quello che si può pensare, poiché tutto è direzionato nel cogliere, tramite i suoni giusti, un etereo continuum ideologico.
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.