Con un pò di ritardo faccio un consueto salto nell’àmbito delle produzioni, sempre più interessanti, della Pan y rosas di Keith Helt. E’ un riepilogo che non è teso a creare posizioni di gradimento o classifiche, quanto piuttosto a segnalare alcune avanzatissime relazioni musicali che l’improvvisazione raggiunge a tutti i livelli.
Comincio con un anomalo duo formato da Davide I. Gabrielo (origini italiane) e Russell D. Moonray in Prattle at Hue. Denominazione del binomio italiana e corrispondente ad Ombrelli Sciolti. Sono due musicisti che provengono dalle “strane” intersezioni del mondo del rock. Residenti a Chicago, sono entrambi chitarristi poliedrici con tanto di pedali ed effetti da loop da esibire come background musicale. Ma la loro prerogativa è l’addentrarsi in territori sonori molto colti del rock, poiché riproducono in prima istanza quelle sonorità che appartengono alla terra di nessuno, astrattamente dissonanti o che compongono spigolosi affreschi di arte naif: mi riferisco a tutto ciò che è scaturito dopo Derek Bailey, il Trout Mask Replica di Captain Beefhart e alcune incursioni avanguardistiche del Tom Waits di Bone Machine e Real Gone. Non sono ristampe quelle di Gabrielo e Moonray, ma articolate movimentazioni che svegliano molti lati del nostro subconscio distratto ed il tutto va ascritto alle idee stridenti e numerose che reggono Prattle at Hue, impostato solo con simbologie “fuori accordatura” di chitarre elettriche rinvigorite dell’elettronica. Improvvisazione, libere motivazioni, sperimentazione centrata. E se avete voglia di approfondire la loro conoscenza potete sintonizzarvi sulla loro pagina bandcamp in cui troverete molta musica intelligente e diversa per passare le domeniche.
Un singolare accostamento pervade le 4 versioni di Entoptic Landscape dell’organista e compositrice inglese Lauren Redhead: creare fenomenologie sonore. Nelle note afferma: “….entoptic phenomena are experienced by all human beings. if you cover your eyes and shut out all light, for example by putting your hands over your closed eyes, you will see flashing lights and moving shapes. what you are seeing is the structure of your optic nerve. these are entoptic phenomena: a neurobiological experience....”. La rappresentazione musicale di questi puntini o ragnatele che scorrono anche ad occhio aperto è affidata ad un set languido di tube, un trombone, un organo da chiesa in sottofondo ed alcune manipolazioni a nastro degli strumenti e della voce. La commissione è stata ricevuta per il Full of noises festival del 2013 e prevede alcune differenziazioni per ciascuna delle 4 esecuzioni nel rispetto delle partiture grafiche, ma l’aspetto che colpisce è l’aver impostato una scrittura fluttuante al limite delle libertà esecutive possibili, che si concentra su queste formazioni luminose incurabili ancora oggi e fastidiose per molti (il sottoscritto soffre da tempo di non remissibili problematiche dell’umor vitreo), ma che possono risultare estremamente affascinanti come spettacolo visivo. D’altronde gli interessi della compositrice sembrano nobilissimi ed ampi; relazioni estetiche, socio-semiotica della musica, percezioni psicoacustiche, combinazioni con l’elettronica contemporanea. saggi sulle “figure tattili” (con un lavoro che può essere ascoltato su una pagina dedicata di bandcamp).
Nel solco degli esperimenti compiuti sui toni estremi del sassofono si pone il lavoro di Rosalind Hall: la particolarità della sassofonista australiana, che in Embossed tales of throat si fa accompagnare dalle medesime astrazioni alla voce di Alice Hui-sheng Chang (una edulcorata vocalist di Taiwan), è quella di cercare addirittura di costruire delle trame di raccordo tra strumenti (anche la voce ne diventa uno). Incastonato in un prodotto che è tecniche di improvvisazione libera non convenzionali, tecnologia digitale ed acustica (microfoni), installazioni multicanale e art performance, Embossed tales of throat mostra legami funzionali con un parco di sonorità-rumori rifiutati psicologicamente, ma in possesso di un pregnante carattere subliminale. I venti minuti di She with a slight tilt sono un tour de force di concatenamenti di sax e voce assolutamente irriconoscibili, quasi depositari dell’equivalente di un “urlo” sonoro completamente sdoganato in una serie di plurimi atteggiamenti che provengono in maniera indiscriminata dal respiro degli artisti. Rosalind sta cercando di creare le premesse per operazioni tra le più avanzate nel mondo del sassofono moderno, quelle in cui l’amplificazione, il collegamento a dei software interattivi e l’uso delle pedaliere possono creare sovradimensioni incredibili di esso (vedi qui un’altro interessante esperimento di risonanza acustica). Uno scorbutico posteggio dei suoni tutto da interpretare: “….I dreamed of being in a world where I can speak in a language that no one made up with scientific analysis, but everyone understood instantly and spoke back in the same passion. We are just like birds, we each have our own call that we are born with, and asked to repeat. Perhaps we can learn other calls by mimicking it, or we can modify our call over generations, but we cannot change our physics….” (Alice Hui-Sheng Chang).
Reid Kerris è uno sperimentatore di Chicago particolarmente interessato a percussioni e strumenti a corda opportunamente preparati. Sebbene abbia già parecchia musica da offrire (vedi qui la sua pagina bandcamp con delle ottime raccolte dedicate ai suoi esperimenti con le percussioni edite in volumi), il miglior lavoro offerto alla Panyrosas, Lanificus, lo proietta in una interessante modalità di congiunzione tra un kit di percussioni e lo zither preparato: sono blocchi di suono che scaturiscono da una personale movimentazione sincrona degli stessi, posti fisicamente in modo da poter essere percossi creando un monolito variegato di sfumature. con una tecnica che non è cosa comune per il percussionista. Una voluta rappresentazione di suoni psicologicamente attivabili nella mente dell’ascoltatore, quasi un’industria dei suoni vissuta solo nell’inconscio, qualcosa che incrocia gli artigiani di Battistelli e l’improvvisazione di Bennink. Ordine e causalità messi assieme.